L’assassino di Manuel Mastropasqua, il ragazzo accoltellato a morte alla fermata del tram di Rozzano, ha 19 anni, ha confessato, inutile il suo tentativo di darsi alla fuga
La sua identità viene svelata a notte inoltrata quando non ci sono più dubbi sulle sue responsabilità. C’è una confessione, la sua famiglia è informata. Il giudice ha convalidato lo stato d’arresto e l’accusa: omicidio.
Il killer di Manuel Mastropasqua, il giovane di 30 anni accoltellato a morte alla fermata del tram di Rozzano a poche centinaia di metri da casa si chiama Daniele Rezza, 19 anni.
I Carabinieri di Corsico che avevano in mano le indagini erano già sulle sue tracce dopo avere visionato a lungo le immagini perimetrali della zona di Rozzano dove è avvenuto l’omicidio. Ma alla fine è stato lui stesso a consegnarsi ai militari alla stazione di Alessandria, proprio quando aveva intenzione di darsi alla fuga su un treno destinato a Torino, per poi magari salire su un convoglio per l’estero.
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Una morte assurda, al termine di un maldestro tentativo di rapina finito malissimo. L’aggressore voleva le cuffiette wireless che Mastropasqua stava ascoltando. I carabinieri le hanno ritrovate in un cassonetto. A casa del giovane i pantaloni ancora sporchi di sangue.
Le circostanze dell’aggressione sono state completamente ricostruite. Manuel era sceso dal tram, il 15, un paio di fermate prima. Aveva appena finito di lavorare nel supermercato dove era impiegato come magazziniere: voleva fare due passi e stare al telefono con la sua fidanzata mentre andava a piedi verso casa.
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Daniele Rezza lo nota e lo segue. Ha messo gli occhi su telefonino e cuffiette wireless: in tasca ha un coltello. Intima a Manuel di consegnargli le cuffie: al rifiuto sferra una sola coltellata, mortale, al petto. Poi si dà alla fuga. Tutto dura pochi secondi. Pochissimi istanti dopo passa una pattuglia dei Carabinieri che vede Manuel a terra agonizzante e dà l’allarme. La corsa disperata all’ospedale è purtroppo inutile. Il giovane morirà poco dopo essere arrivato al pronto soccorso.
Daniele Rezza invece si dà alla fuga. Va a casa, si cambia: pare che parli con i genitori ammettendo di avere aggredito un giovane. Nel frattempo si è già disfatto delle cuffiette rubate – del valore di pochi euro – gettandole in un cestino dei rifiuti. Forse non sa di averlo ucciso. I genitori probabilmente non gli credono.
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Il padre lo accompagna in stazione a Pieve Emanuele da dove decide di scappare salendo sul primo treno in partenza: un regionale per Alessandria. Qui viene fermato per un controllo: il suo atteggiamento insospettisce una pattuglia della Polfer. La notizia dell’omicidio si è diffusa. Probabilmente in una chiamata a casa sono proprio i genitori a dirgli di non scappare, di consegnarsi alle forze dell’ordine e confessare.
Rezza torna dagli agenti della Polfer e si consegna: “Ho fatto una cazzata a Rozzano, ho ucciso una persona”. Viene preso in custodia. E qualche ora dopo davanti al pubblico ministero Letizia Mocciaro e ai carabinieri, ripete in modo più dettagliato la sua confessione: “Volevo rubargli le cuffie” ammette.
A casa i Carabinieri trovano la sua tuta insanguinata, le cuffiette vengono rinvenute a pochi metri dal luogo dell’aggressione.
Ma l’indagine non si è ancora conclusa. Non è escluso infatti che altre persone abbiano assistito all’aggressione: le immagini mostrano alcune ombre di passaggio poco lontano, un gruppo di persone. Potrebbero essere degli amici di Rezza, o forse alcuni dei pusher molto attivi in quella zona.
Una vita quella di Daniele Rezza segnata da un delitto assurdo e brutale. Da minorenne era già stato denunciato per furto e poi per tentata rapina a 18 anni. Vive con in genitori, che fanno lo stesso lavoro di Manuel, a poche centinaia di metri dalla sua vittima: anche se pare che i due non si conoscessero. Arresto convalidato. Dovrà rispondere di omicidio volontario e rapina.