Ilaria Salis, il murales shock apparso a Budapest con la sua impiccagione. La reazione del padre: “Minacce di morte anche sui muri”

Alla vigilia del primo anno di detenzione di Ilaria Salis, sui muri di Budapest appare un murales agghiacciante dove l’attivista viene raffigurata impiccata. La reazione del padre Roberto sui social

Il giorno prima della Festa dell’Onore, prevista per domani, 11 febbraio a Budapest sui muri della capitale ungherese è apparso un murales con l’immagine della 39enne monzese Ilaria Salis impiccata. A denunciare l’orrenda vicenda è il padre della donna, Roberto Salis con un post sulla sua pagina Facebook dove viene raffigurato il murales con la figlia morta.

ilaria salis
Ilaria Salis, il murales a Budapest – (@facebook Roberto Salis) milano.cityrumors.it

La didascalia che accompagna la foto pubblicata dal padre dell’attivista è chiara e dura “… E sui muri di Budapest arrivano anche le minacce di morte!”. Non ci sono equivoci in merito all’agghiacciante immagine apparsa a Budapest, dove la donna è rinchiusa da un anno. Immediata la condanna del grave gesto.

Il murales della vergogna

Comparso sui muri di Budapest, il murales non lascia spazio a fraintendimenti. La donna raffigurata come impiccata è la 39enne monzese attivista antifascista Ilaria Salis. Molti i segni distintivi che si tratti proprio di lei.

Il papà di Ilaria Salis incontra La Russa
Ilaria Salis, il murales a Budapest – la reazione del padre Roberto (ansa) milano.cityrumors.it

Infatti sull’abito della donna disegnata è scritto “Ila Antifa”, ovvero Ilaria antifascista. Il gesto considerato gravissimo e oltraggioso è stato subito condannato. Moltissime, infatti, le dimostrazioni di vicinanza e di affetto all’insegnante di Monza accusata di aver partecipato l’11 febbraio 2023 all’aggressione a Budapest di due neonazisti durante la manifestazione della Festa dell’Onore, evento organizzato dall’estrema destra.

Ilaria Salis, rischia una condanna fino a 24 anni di reclusione. L’attivista più volte si è dichiarata innocente, cosa che ha ribadito anche lo scorso 29 gennaio in aula in merito alla prima udienza del processo a suo carico a Budapest quando, in quell’occasione, la detenuta ha varcato le porte dell’aula di tribunale con le catene ai piedi e alle mani e tenuta al guinzaglio.

La battaglia di Roberto Salis

La città che ha dato i natali alla donna, Monza, ha dimostrato fin da subito vicinanza e affetto nei confronti della famiglia Salis. Il padre dell’attivista, Roberto si è rivolto, oltre che alle istituzioni nazionali, anche al sindaco della città monzese, Paolo Pilotto, ex docente di religione della figlia Ilaria del liceo classico Zucchi, e al consigliere Paolo Piffer noto per essere sempre il primo a combattere per le battaglie sui diritti umani.

Attraverso il suo legale, Ilaria Salis aveva denunciato le  pessime condizioni della detenzione, in modo particolare all’inizio della sua carcerazione quando, per giorni e giorni, le sono stati negati abiti puliti e gli assorbenti.

LEGGI ANCHE: >>> Milano: architetto 58enne scomparso misteriosamente. L’ultimo viaggio in auto per accompagnare un amico a casa, poi il nulla

LEGGI ANCHE: >>> In questo parco milanese si trova un vero record mondiale: vai a scovare questa panchina

La fiaccolata a Monza

Lunedì scorso, 5 febbraio in piazza a Monza era partita una fiaccolata senza bandiere e loghi politici. Alla manifestazione hanno partecipato oltre 350 persone, secondo quanto riferito dagli organizzatori. Le richieste avanzate dalla fiaccolata era il trasferimento della 39enne in Italia, agli arresti domiciliari, e la possibilità di poter partecipare alle udienze in videoconferenza.

Questa settimana Roberto Salis è stato sentito anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio. I due incontri vertevano sulla richiesta di un intervento immediato e concreto da parte delle istituzioni. Ma, il padre di Ilaria, amareggiato, ha dichiarato che gli incontri con le istituzioni non hanno avuto l’esito sperato.

Ma la macchina della solidarietà è immensa e non solo la famiglia Salis ma anche gli amici, il comitato per chiedere la liberazione dell’insegnante e i cittadini di Monza non si fermano e continuano la loro battaglia per la liberazione dell’insegnante antifascista.

Impostazioni privacy