Diversi attivisti si sono seduti fuori dal Senato Accademico della Statale di Milano per protestare contro gli accordi tra Eni e l’università. La situazione
Oggi pomeriggio, presso il Senato Accademico dell’Università degli Studi di Milano, era in programma il rinnovo degli accordi tra l’università e Eni. Eni è principale attore nel campo della produzione e della commercializzazione dei combustibili fossili, conosciuti universalmente come la causa principale della crisi climatica che oggi affligge tutto il mondo. La collaborazione, che non è affatto nuova, garantisce all’università dei finanziamenti importanti per la formazione di tutti gli studenti, soprattutto nel settore aziendale ed energetico: oggi, però, fuori dal Senato si è tenuta un’accesa protesta.
Attiviste e attivisti di Extinction Rebellion, infatti, con le mani sporche di vernice rossa si sono seduti fuori dall’ingresso del Senato e hanno bloccato l’ingresso a chiunque dovesse entrare. Con loro alcuni cartelli che spiegavano le motivazioni della loro protesta, cioè la stretta relazione che intercorre tra Eni e lo Stato di Israele: ecco il punto della situazione.
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“Senato chiuso: stop ecocidio, stop genocidio” citano i cartelli che gli attivisti e le attiviste di Extinction Rebellion hanno portato con sé, mentre mostravano le proprie mani colorate di rosso a simbolo dei morti palestinesi e delle vittime degli eventi climatici degli ultimi anni. Sigillati quindi gli ingressi al Senato con il nastro segnaletico bianco-rosso: “La nostra università attiva il ‘green office’ e contemporaneamente permette che le studentesse siano formate da un’azienda che continua a investire nel fossile! La statale sta svendendo le lezioni come fossero spazi pubblicitari, ad un’azienda che antepone il profitto a qualsiasi valore umano e ambientale” ha spiegato Marta, una delle attiviste.
Eni ha di recente acquistato alcune licenze per lo sfruttamento di giacimenti di gas al largo di Gaza e le ha prese dallo Stato di Israele. Secondo il diritto internazionale, però, queste non sarebbero dovute essere vendute, poiché si collocano su acque appartenenti alla Palestina. Dal 7 ottobre 2024, inoltre, Eni è una delle aziende che supporta Israele con combustibili fossili che poi lo Stato utilizza anche per fini militari nella guerra contro Gaza.
Gli attivisti di Extinction Rebellion hanno spiegato che il Senato Accademico della Statale di Milano ha dichiarato che ciò che sta accadendo a Gaza ha superato ogni limite dal punto di vista umano e civile. Dall’altro lato, però, hanno anche fatto notare che prendere queste posizioni va del tutto in contrasto con il siglare accordi con Eni, “…una multinazionale fossile, che non si fa scrupoli neppure di fronte a un genocidio“, secondo uno degli attivisti.
Obiettivo della protesta, quindi, è quello di portare il Senato Accademico a riflettere sulle collaborazioni che l’Università ha instaurato. Di fatto, il problema non è locale ma sistemico: secondo Greenpeace, infatti, più di un’università su due in Italia dichiara di avere dei rapporti con Eni. A quella di Milano, quindi, gli attivisti di Extinction Rebellion chiedono di rescindere l’accordo con il colosso energetico.
Quando i membri del Senato sono arrivati alla porta dell’aula, dove si stava tenendo la protesta, tra di loro e gli attivisti si è instaurato un dialogo rispettoso. “Anche se in passato la Statale si è piegata al ricatto di una multinazionale che con il fossile ha ottenuto risorse illimitate, non è ancora troppo tardi per tornare sui propri passi e fare la scelta giusta” ha detto Lorenzo, uno degli attivisti.