La storia assurda di una 50enne lecchese che convive da due anni con un ago infilato nel braccio sottopelle dopo essersi sottoposta a vaccinazione anti-Covid. Denunciati medici e infermieri della Asst di Lecco
Convive da un paio di anni con un ago infilato nel braccio sottopelle. Secondo quanto riferito da una 50enne di Lecco, dopo averle somministrato una dose di vaccino anti-Covid, il personale sanitario dell‘Asst di Lecco si sarebbe dimenticato di sfilare l’ago.
Per questo la donna ha portato in tribunale i vertici della sanità pubblica provinciale di Lecco. La 50enne sostiene che i medici e gli infermieri si sarebbero scordati di rimuoverle l’ago in occasione della somministrazione della seconda dose vaccinale di richiamo anti-Covid.
Secondo quanto riferito dalla vittima, gli operatori sanitari lecchesi dopo averle effettuato l’iniezione vaccinale anti-Covid, (in questo caso Pfizer) l’avrebbero disinfettata e poi le avrebbero applicato una garza con un cerotto sul punto dove era stata praticata l’iniezione, senza però accorgersi che l’ago era rimasto conficcato nel braccio della paziente. Trascorso il tempo di attesa, come da prassi una quindicina di minuti, il personale sanitario ha mandato la donna a casa.
Sin dai primi giorni, la 50enne ha accusato un fastidio e uno strano rigonfiamento proprio nel punto dove le era stata iniettata la dose di vaccino, ipotizzando una normale reazione allergica al vaccino stesso, salvo poi scoprire con l’aiuto del medico di base che a provocarle quel terribile fastidio e a volte dolore era un ago.
Molto probabilmente l’ago si sarebbe staccato dalla siringa per rimanerle conficcato nel braccio sottopelle proprio durante la vaccinazione anti-Covid senza però che il personale dell’Asst di Lecco se ne rendesse conto.
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La 50enne lecchese due anni dopo la scoperta del corpo estraneo conficcato nel braccio ha sporto denuncia verso i manager dell’Asst lecchese. L’ago, al momento, non le è ancora stato rimosso, anche se, secondo quanto emerge sarebbe comunque innocuo. Nella causa civile la donna, assistita dal suo avvocato Sara Casula, ha chiesto un risarcimento dei danni che starebbe subendo.
Dall’altra parte della barricata, i vertici dell’Asst di Lecco che invece si sono affidati al legale Antonio Tornesello. Il giudice incaricato, Mirko Lombardi, nel frattempo ha nominato come consulente tecnico d’ufficio Salvatore Zirilli, ma anche i dirigenti dell’Asst di Lecco hanno deciso di reclutare due periti di fiducia. In tutta questa vicenda che ha il sapore di “malasanità” molti aspetti sembrano non tornare.