Cristina+Mazzotti%2C+chiesto+l%26%238217%3Bergastolo+per+i+tre+imputati%3A+%26%238220%3BFu+tortura%2C+non+solo+sequestro%26%238221%3B
milanocityrumorsit
/cronaca/cristina-mazzotti-chiesto-ergastolo-tre-imputati-tortura-non-solo-sequestro.html/amp/
Cronaca

Cristina Mazzotti, chiesto l’ergastolo per i tre imputati: “Fu tortura, non solo sequestro”

A 50 anni di distanza da un delitto efferato, il processo per il sequestro e l’omicidio di Cristina Mazzotti entra nella sua fase cruciale. La procura chiede tre ergastoli.

A quasi mezzo secolo dalla tragica morte di Cristina Mazzotti, la giovane di 18 anni rapita e uccisa nel 1975, il processo in Corte d’Assise a Como è giunto a un punto chiave.

Cristina Mazzotti, morta tragicamente a 18 anni nel 1975 -Credits ANSA (Milano.CityRumors.it)

La pm Cecilia Vassena ha chiesto l’ergastolo per i tre imputati, oggi tutti ultra settantenni, con l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione aggravato dall’omicidio.

Processo Mazzotti, la conclusione del PM

“Cristina fu torturata. La sola pena concepibile è l’ergastolo”, ha detto il magistrato in una requisitoria fiume durata oltre sette ore.

Cristina venne rapita la sera del 1Âş luglio 1975 mentre rientrava nella villa di famiglia a Eupilio, nel Comasco. Figlia di un noto imprenditore farmaceutico, era nel mirino dei sequestratori per il possibile riscatto. Dopo 28 giorni di prigionia, fu trovata morta in una discarica nel Novarese.

LEGGI ANCHE – Magenta, sorpreso con quattro chili di cocaina in uno scatolone: arrestato

Ma la vera svolta giudiziaria è arrivata solo decenni dopo, grazie a una nuova impronta rilevata e all’ammissione parziale di uno degli imputati, Demetrio Latella, oggi 71enne.

Cristina Mazzotti, Segregata e torturata

Nella requisitoria, la pm ha ricostruito le condizioni inumane in cui fu tenuta la ragazza. Cristina era prigioniera in una buca scavata in un garage: pareti in cemento, uno spazio angusto di poco più di due metri per uno e mezzo, con un tubo di plastica collegato con l’esterno per respirare e alimentata con due panini al giorno.

LEGGI ANCHE – Milano, omicidio-suicidio al Corvetto: uccide la madre e si lancia dal palazzo

La pm ha ricordasto come a Cristina venissero somministrati psicofarmaci come Valium, ma anche eccitanti nei momenti in cui era costretta a scrivere lettere alla famiglia per sollecitare il pagamento del riscatto: “Oggi chiameremmo tutto questo tortura”, ha detto la pm Vassena.

Omicidio e rapimento di Cristina Mazzotti: gli imputati

Nel processo sono imputati, oltre a Latella, anche Giuseppe Calabrò, 75 anni, e Antonio Talia, 74. Secondo la ricostruzione accusatoria, Calabrò fu uno dei primi a entrare in azione, bloccando la Mini Minor sulla quale viaggiava Cristina insieme al fidanzato. Talia era alla guida dell’auto che sbarrò la strada all’auto della ragazza. Latella, invece, lasciò un’impronta sull’auto e fu comunque riconosciuto per la sua partecipazione diretta.

LEGGI ANCHE – Sciopero del trasporto aereo, giornata di disagi a Milano: voli cancellati e ritardi a Linate e Malpensa

Latella è l’unico ad aver confessato un coinvolgimento, per quanto parziale. Ma non si è mai presentato in aula. La sua impronta, insieme a decenni di indagini, ha riaperto il caso portando alla celebrazione del processo attuale. Per la pm Vassena, il sequestro fu un’operazione orchestrata dalla ’ndrangheta, in quel momento impegnata a espandere il proprio controllo nel Nord Italia, utilizzando criminali locali come manovalanza.

Ritrovata morta in una discarica

Il caso Mazzotti è sempre stato uno dei più simbolici e dolorosi nella storia criminale italiana. La sua morte avvenne verosimilmente tra il 30 luglio e il 1º agosto. In una delle lettere inviate alla famiglia, Cristina scriveva… “Caro papà, ho tanta paura, sto male e soffoco. Non mi hanno fatto nulla ma se non paghi mi uccideranno”. Il corpo della ragazza fu ritrovato solo dopo mesi, gettato in una discarica.

LEGGI ANCHE – Milano, accoltellato per rapina in viale Fulvio Testi: grave un uomo di 32 anni

“Lo Stato non è stato assente – ha rivendicato la pm in chiusura – questo non è un caso irrisolto: è un caso complicato, durato mezzo secolo, che arriva oggi al processo grazie alla tenacia di chi ha cercato la verità e non ha mai smesso di lottare per giustizia”.

La Fondazione Cristina Mazzotti

Dal ritrovamento del corpo di Cristina sono passati quasi cinquant’anni. La sua morte secondo l’esame autoptico sarebbe avvenuto tra il 30 luglio e il 1 agosto 1975. Quest’anno saranno esattamente cinquant’anni. I genitori di Cristina Mazzotti sono entrambi deceduti. Suo padre, che pare abbia pagato oltre un miiardo di lire solo quando la figlia era già morta, morì di infarto poche settimane dopo il ritrovamento del corpo di Cristina.

LEGGI ANCHE – Torre Hadid, riapre la sede Generali dopo il crollo dell’insegna: i dipendenti tornano negli uffici

Sua madre Carla Antonia Airoldi Mazzotti fondò e diresse per molti anni, fino alla sua scomparsa avvenuta due anni fa, la fondazione dedicata alla figlia, nata per educare i giovanissimi contro i comportamenti antisociali e criminali.

Una vittima non dimenticata

A Cristina è dedicata la scuola elementare, a Galliate dove fu rinvenuto il corpo e dove l’amministrazione comunale quest’anno ha intitolato una via alla 18enne, la famiglia ha posizionato una targa.