“Tutta la Turchia parlerà del mio attentato”. Chi è il super terrorista turco Baris Boyun arrestato. I legami con Milano

Catturato il super boss terrorista turco Baris Boyun. Con lui è stata smantellata la banda criminale accusata di terrorismo e omicidio: in manette 19 persone. Indagati due avvocati italiani

Uno dei capi boss più crudeli  delle bande criminali turche è stato arrestato questa mattina, mercoledì 22 maggio 2024 a Viterbo durante il corso di una maxi operazione di polizia. Baris Boyun parlava così: “Bombe, razzi: radete al suolo quella fabbrica. Tutta la Turchia parlerà del mio attentato”.

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Chi è Baris Boyun, super boss terrorista turco. (Milano.cityrumors.it)

L’operazione di polizia ha coinvolto centinaia di agenti delle forze dell’ordine portando in carcere ben 19 persone, tutte di origini turche ma residenti tra l’Italia, la Germania, la Svizzera e la Turchia. Nel blitz della Polizia di Stato risultano indagati anche due avvocati italiani.

Le indagini

L’attività investigativa è partita nell’ottobre dello scorso anno a seguito dell‘arresto di tre componenti dell’organizzazione criminale di Boyun mentre cercavano di raggiungere la Svizzera. Gli investigatori hanno fermato i tre in possesso di due pistole, di cui una clandestina, munizioni e materiale di propaganda.

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Chi è Baris Boyun, super boss terrorista turco. (Milano.cityrumors.it)

Il gruppetto stava facendo da scorta al loro capo, Boyun e alla compagna di lui, che viaggiavano su una seconda macchina. Dopo oltre un anno di indagini su provvedimento del pm milanese Roberto Crepaldi, questa mattina all’alba le forze dell’ordine italiane con l’Interpol hanno fatto irruzione in un appartamento nella frazione viterbese di Bagnaia, dove il boss terrorista turco Boyun era da tempo agli arresti domiciliari.

Intorno alle 5:30 l’uomo è stato portato via dagli agenti per essere condotto verso Milano. Da casa sua l’uomo guidava una rete criminale. Guidati dalla Procura, gli agenti della Squadra Mobile di Como, della sezione investigativa di Milano e dello Sco di Roma, durante le indagini hanno documentato come Boyun, da un’abitazione di Crotone dove era ai domiciliari con braccialetto elettronico per detenzione e porto di arma comune da sparo, continuava a dirigere e coordinare dall’Italia la sua rete che agiva in tutta Europa.

Dall’attività investigativa risultano indagati dalla Procura di Milano anche due avvocati di fiducia del presunto boss, uno appartenente al foro di Milano e l’altro a quello di Bologna. Ambedue i legali sono indagati per ricettazione perché sarebbero stati consapevoli che i compensi in contanti ricevuti dal boss per le rispettive parcelle avessero una provenienza illecita.

Chi è Baris Boyun e la sua banda

Baris Boyun, 39 anni turco ma residente in Italia, dal governo turco Recep Erdogan è considerato un terrorista. L’organizzazione criminale di cui il 39enne ne è a capo è accusata anche di attentati, omicidi, traffico di armi, droga e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

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Chi è Baris Boyun, super boss terrorista turco. (Milano.cityrumors.it)

A seguito di un mandato di cattura internazionale emesso dal governo turco nei confronti di Boyun, l’uomo era stato arrestato nell’agosto del 2022 a Rimini. Il 39enne era accusato di omicidio, minacce, lesioni, associazione a delinquere e violazione sulla legge sul possesso di armi.

Al momento del suo arresto, il presunto boss aveva negato ogni accusa, sostenendo di essere un perseguitato politico di origini curde, e di aver già avanzato la richiesta all’Italia di protezione internazionale. A seguire il terrorista era stato al centro di una battaglia legale tra lo Stato italiano e quello turco, che ne aveva chiesto l’estradizione. La richiesta era inizialmente stata rigettata dal tribunale di Bologna e successivamente dalla Corte di Cassazione.

L’organizzazione criminale

L’organizzazione criminale del 39enne Baris Bayun era attiva anche nell’ingresso dei migranti. Questi ultimi per raggiungere l’Italia dovevano pagare una tariffa e attraverso la rotta Balcanica giungevano su suolo italiano. Ma la banda è accusata anche dell’omicidio di un suo concittadino avvenuto il 10 marzo scorso.

In modo parallelo il boss coordinava reati, anche terroristici, in Europa e in particolare a Berlino. Mentre in Turchia sarebbe stato la persona dietro all’organizzazione dell’attentato che si sarebbe dovuto svolgere in una fabbrica di alluminio lo scorso 19-20 marzo, poi fallito fortunatamente grazie allo scambio di informazioni tra le polizie italiana e turca.

In quell’occasione il boss aveva mostrato di poter disporre non solo di un quantitativo di armi ed esplosivo in suo possesso ma anche di molto denaro, proveniente nella maggior parte, dal traffico di droga, dal contrabbando delle sigarette e dei farmaci.

Come riporta anche il Giorno: le accuse a carico dei 19 componenti dell’organizzazione criminale sono, a vario titolo, associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità, banda armata diretta a costituire un’associazione con finalità terroristiche e a commettere attentati terroristici, detenzione e porto illegale di armi “micidiali” e di esplosivi, traffico internazionale di stupefacenti, omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

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L’attentato fallito

Parlando al telefono dell’attentato alla fabbrica di alluminio, Baris Boyun raccontava: “Dammi una settimana di tempo, sto facendo grandi preparatorie, tutta la Turchia ne parlerà”.

Il giudice per le indagini preliminari scrive: “L’incessante numero di telefonate di Boyun consente di seguire praticamente in diretta i preparativi dell’attentato: dalla costituzione del gruppo di fuoco ai sopralluoghi alla fabbrica attraverso il drone fino all’ipotesi della “bomba umana”.

E proprio due mesi fa lo stesso terrorista diceva ai membri della sua banda: “siete pronti, ragazzi? Buona fortuna in battaglia! Radete al suolo quella fabbrica”. Per fortuna gli agenti italiani “avevano provveduto a informare le autorità turche che inviavano sul posto numerose pattuglie impedendo la consumazione dell’attentato alla fabbrica e al Burhanettin Saral, il titolare ed esponente di un gruppo criminale rivale a quello di Boyun”. Lo stesso Saral era giudicato da Boyun “responsabile di un attentato ai suoi danni”.

Infine, spiega ancora il gip: l’obiettivo “diretto dell’attentato alla fabbrica era proprio il Saral, ma l’intenzione del Boyun e dei suoi uomini era di interferire con lo status quo esistente Turchia“. In sostanza il boss voleva “scalzare il gruppo attualmente al potere, che corrompe lo Stato e lo considera come un criminale di quarta categoria.

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