Sulla vicenda delle due psicologhe del carcere di San Vittore indagate per falso e favoreggiamento emergono nuovi elementi dalle intercettazioni del 13 gennaio e un pranzo taciuto con la detenuta Alessia Pifferi
Dalle indagini e le relative accuse avanzate dal pubblico ministero di Milano Francesco De Tommasi, le due psicologhe del carcere di San Vittore avrebbero aiutato Alessia Pifferi ad ottenere una perizia psichiatrica e per tale motivazione le due donne risultano ora indagate insieme anche allâavvocatessa dellâimputata, la legale Alessia Pontenani.
Secondo le accuse del pm milanese, le due professioniste avrebbero falsificato un test psicodiagnostico (il test Wais) facendo risultare lâimputata affetta da un âgrave deficitâ cognitivo. Test che non avrebbero potuto usare in carcere. Saranno interrogate dal pm domani, mercoledĂŹ 31 gennaio. Alessia Pifferi, attualmente in carcere per aver lasciato morire di stenti la figlia di appena 18 mesi Diana.
Intercettata il 13 gennaio scorso, una delle due psicologhe indagate confidava alla collega in merito allâimputata Alessia Pifferi e ad un pranzo con lei âtaciutoâ: âĂ ancora in isolamento lei eh! Il giorno che sono andata alla festa di Natale, a fare il pranzo con lei, non lâho scritto!â.
Le due psicologhe di San Vittore, secondo le indagini della Polizia penitenziaria, oltre a certificare attraverso quel test un deficit cognitivo grave per Alessia Pifferi, avrebbero anche falsificato il âdiario clinicoâ anche altre volte.
Inoltre, dalle intercettazioni, ora finite agli atti, tra le altre cose risulta anche quel pranzo con lâimputata a Natale che la psicologa non avrebbe segnalato come avrebbe dovuto fare. Sempre secondo il pubblico ministero De Tommasi, le due dottoresse si sarebbero anche informate sul lavoro dei periti nellâaccertamento psichiatrico in corso. Una delle due chiedeva allâaltra, sempre nel corso dellâintercettazione del 13 gennaio: âEra contenta lâavvocato?â. E la collega risponde affermativamente: âSĂŹ era contenta, ha detto âio non avevo dubbi su di voi eh!ââŚEâ stata carina ad avvisarci anche prima delle conclusioniâ.
Nellâinchiesta aperta dal pm Francesco De Tommasi, oltre alle due psicologhe, è indagata anche la legale dellâimputata, lâavvocatessa Alessia Pontenani. Come riportato da Leggo, in unâaltra intercettazione precedente a quella del 13 gennaio, una delle due psicologhe diceva allâaltra: âPer la Pifferi avevamo bisogno che il test confermasse! Lâha confermato!âŚCol cazâŚche glielâavrei fatto! Hai capito? Io per come sono fatta. Era vera una roba piĂš oggettiva che confermasse unâipotesi di osservazione clinica, storia, eccâŚâ.
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Ieri, martedĂŹ 29 gennaio, in collegamento diretto con lo studio di âPomeriggio 5â la conduttrice Myrta Merlino, accoglie la testimonianza della sorella di Alessia Pifferi e zia della piccola Diana, morta di stenti dopo sei giorni lasciata in casa da sola con un solo biberon di latte. La donna ha raccontato che la sorella Alessia non le aveva mai dato possibilitĂ di aiutare la nipotina Diana.
Quando andavano a casa di Pifferi, dice la zia di Diana: âLei ci faceva trovare la casa a posto, piena di roba. Accudiva la bambina alla perfezione, quando noi la sentivamo, la chiamavamo. Lei viveva a Bergamo, viveva con lui. Non ci permetteva di entrare nella sua vitaâ.
Poi la donna continua: âCi sono le prove di questo: io mille volte le ho chiesto di lasciarmi la bambina. Ad Alessia le dicevo: Non dorme, sei stanca, lasciamela. Non me lâha mai lasciata, neanche dieci minutiâ. Poi, in conclusione, la conduttrice del programma di Canale 5 domanda alla sorella di Alessia: âOggi Diana avrebbe compiuto tre anni. Cosa ti rimane di questa bimba?â. La zia della piccola risponde triste: âMi rimane il suo sorriso, il sorriso di quelle poche volte che ho potuto tenerla, abbracciarlaâŚE il pensiero di quei giorni che ha passato da sola mi distruggeâ.