Serie A, il Decreto Crescita non avrà alcun tipo di proroga. Dal 1° gennaio i club dovranno farne a meno: cosa significa sul mercato.
Il Decreto crescita resterà un bel ricordo, ma la Serie A – a partire dal prossimo 1° gennaio – dovrà farne a meno con tutto quello che ne consegue. A fare le barricate, su un tema così complesso, diversi presidenti di top club. Il più agguerrito in tal senso sembrerebbe essere Claudio Lotito che, nella sua arringa, tira fuori anche i club del nord: “Così le squadre le distruggiamo” – sottolinea – ma capire cosa succede di preciso spetta ai presidenti, ma soprattutto agli appassionati che dovranno aspettarsi un mercato fortemente ridimensionato.
I calciatori che arriveranno in Serie A a partire dal prossimo anno non avranno alcun tipo di sgravio fiscale e pagheranno le tasse proprio come il resto degli italiani. Questo vuol dire – in termini di entrata e uscita – maggiore peso sui club e meno acquisti dall’estero. Abbandonare il Decreto Crescita, nonostante l’opposizione di alcuni, era già nell’aria da mercoledì scorso quando nella riunione preparatoria sul tema le istituzioni erano sembrate già piuttosto scettiche.
Il superamento del Decreto era un atto dovuto – questo riteneva anche il Ministro dello Sport Abodi – ma con modalità diverse. Tagliare di netto un incentivo del genere, secondo i massimi esponenti delle società di calcio, non fa bene a un movimento già in crisi. Che il Decreto facesse bene al mercato italiano, anche se risulta arduo spiegarlo ai comuni mortali che dalle tasse sono spesso schiacciati, lo dicono i numeri: nella stagione scorsa sono solamente 50 gli “impatriati” assoggettati a questo regime, rispetto ad un totale di 653 calciatori e di 1.083 contratti professionistici in A.
Un modo per evidenziare che il Decreto è applicato in misura limitata e che la sua scomparsa avrebbe portato oltre 150 milioni di tasse aggiuntive. Numeri che impongono un ripensamento: ci sarà da subito. Nessuna proroga a due mesi, viene conservato soltanto il valore retroattivo. Le trattative già impostate con questo sistema si portano a termine. Poi basta. Al via un nuovo tipo di calciomercato, sicuramente più oculato e meno spumeggiante. Il sentore c’era già, ma adesso le ambizioni dovranno essere seriamente riviste. Non solo in funzione al budget, ma anche in base al margine di manovra che avranno i top club. Meno affari, più qualità. Forse.