Un blitz notturno in Consiglio per San Siro a Milan e Inter. Il voto spaccato e le clamorose dimissioni del capogruppo di maggioranza in segno di protesta
Un voto notturno, una maratona politica durata oltre undici ore e una decisione che riscrive il futuro dello sport milanese. Il Consiglio comunale di Milano ha approvato, poco prima delle 4 del mattino, la delibera che dà il via libera alla vendita dello stadio San Siro ai club di Milan e Inter.

Ma la vittoria della maggioranza è stata a dir poco sofferta, segnata da un terremoto politico interno e da un colpo di mano procedurale che ha scatenato la furia dell’opposizione.
Il risultato finale, 24 favorevoli contro 20 contrari, non racconta la vera profondità della crisi politica. Se da un lato il sindaco Beppe Sala e gran parte della maggioranza hanno votato “sì”, dall’altro il fronte del “no” si è allargato ben oltre i confini dell’opposizione (Lega, Fratelli d’Italia, Noi Moderati).
Ben sette voti contrari sono arrivati dalle file del centrosinistra: tre da Europa Verde (Tommaso Gorini, Francesca Cucchiara e Carlo Monguzzi), tre dal Partito Democratico (Angelo Turco, Rosario Pantaleo e Alessandro Giungi) e uno dal Gruppo Misto. Una spaccatura che conferma il profondo malessere di una parte della maggioranza sulla gestione di un simbolo storico della città.
San Siro, il “colpo di mano” che scatena la rabbia
Il vero momento di rottura, che ha fatto tremare Palazzo Marino, è arrivato con l’annuncio di Marco Fumagalli, capogruppo della Lista Sala. Non partecipando al voto, Fumagalli ha espresso senza mezzi termini la sua intenzione di votare contro la delibera e, come atto di estrema protesta, ha comunicato le sue immediate dimissioni dalla carica di capogruppo.

Un gesto di clamorosa rottura che, pur evitando un voto esplicito contro il sindaco in aula, ha sottolineato una crisi di coscienza e di leadership interna senza precedenti.
A rendere la seduta un vero e proprio scontro all’ultimo sangue è stata la manovra attuata dalla maggioranza per forzare la decisione. Alla delibera erano stati presentati ben 239 emendamenti per tentare di modificarne i contenuti. Ma la discussione fiume si è interrotta bruscamente quando il centrosinistra ha presentato un subemendamento ‘tagliola’, un atto procedurale con cui sono state fatte decadere tutte le altre proposte di modifica ancora da discutere.
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La mossa ha fatto infuriare l’opposizione, che ha parlato di atto di forza antidemocratico. L’uscita di Forza Italia dall’aula e l’annuncio di esposti legali per chiarire la legittimità della ‘tagliola’ hanno sigillato l’atmosfera velenosa. La vicesindaca Anna Scavuzzo ha chiuso i lavori con un ringraziamento formale all’Aula, ma la sensazione è che il dibattito su San Siro sia tutt’altro che concluso. Il futuro dello stadio è deciso, ma il prezzo politico è appena stato messo in conto.