Milano vs Europa, mettersi in regola sarà difficilissimo: “Situazione complicata”

Milano rischia seriamente di non essere in grado di rispettare una delle più importanti direttive europee: “Al momento sarà quasi impossibile”

Riuscirà il nostro Paese a rientrare all’interno della direttiva europea Case Green? Le principali città italiane saranno in grado di adeguarsi e di rientrare all’interno dei tempi tecnici stabiliti per riuscire a ridurre il consumo energetico e la creazione dei cosiddetti edifici a emissioni zero? E nel caso specifico: qual è la situazione di Milano? Il capoluogo lombardo riuscirà a mettersi in regola e a trasformare in modo netto la situazione attuale?

Le case a Milano
Milano vs Europa, mettersi in regola sarà difficilissimo: “Situazione complicata” – milano.cityrumors.it – Ansa Foto

Proprio a Milano si è tenuta nei giorni scorsi la sedicesima edizione dell’Anaci Day, preso gli East End Studios di Via Mecenate. Un’occasione per fare il punto della situazione e capire i dati italiani relativi alle principali città. La situazione non è incoraggiante. Le case italiane (e Milano non fa eccezione) son vecchie, e necessitano di interventi di ristrutturazione. Pensare oggi di arrivare a trovare una soluzione in tempi stretti è davvero complicato.

Cos’è la direttiva Case Green? Come ci si può mettere in regola?

Ma andiamo per ordine e prima di verificare la situazione del capoluogo meneghino, cominciamo a spiegare in cosa consiste la direttiva “Case Green”. La Direttiva europea “Case Green” (formalmente chiamata Direttiva EPBD – Energy Performance of Buildings Directive, cioè Direttiva sulla prestazione energetica degli edifici) è una norma approvata dall’Unione Europea nel 2024 con l’obiettivo di ridurre le emissioni del settore edilizio e migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni in tutti gli Stati membri. Punta a  rendere climaticamente neutri tutti gli edifici entro il 2050, con obiettivi di riduzione del consumo energetico per i Paesi membri.

Case Green
Cos’è la direttiva Case Green? Come ci si può mettere in regola? – milano.cityrumors.it

Esistono delle scadenze precise: il consumo energetico dovrà essere ridotto del sedici per cento entro il 2030 e del venti (o in alcuni casi anche del ventidue) percento entro il 2025.I nuovi edifici dovranno essere costruiti a emissioni zero dal 2030 (dal 2028 per quelli pubblici), mentre per quello che riguarda gli edifici esistenti dovranno essere progressivamente ristrutturati, puntando a ridurre sistematicamente i consumi.  L’Italia ha l’obbligo di recepire la direttiva entro maggio 2026, e la normativa ha già portato alla sospensione degli incentivi per le caldaie a gas e all’obbligo di installazione di impianti solari in alcuni edifici pubblici e non residenziali.

Milano riuscirà a mettersi in regola? La situazione è complicata

Una situazione non certo agevole, visto che nel nostro Paese ci sono un milione e 300 mila condomini con oltre trenta milioni di unità immobiliari. Circa quattro milioni saranno interessate dalla normativa europea. Per poter rientrare nei parametri le spese saranno elevate: secondo Francesco Burrelli, Presidente Nazionale Anaci, si dovranno spendere per ogni unità “circa 20mila euro per abbassare una classe energetica. Per due classi, come ci chiede l’Europa, ci vogliono 40mila euro. Oltre il 70% dei condomini è stato costruito prima delle norme energetiche, sono tutti in classe G. La prima legge è del 1974. Tutto quel patrimonio è stato costruito senza regole tecniche”.

I progetti per le case a Milano
Milano riuscirà a mettersi in regola? La situazione è complicata – milano.cityrumors.it

Se pensiamo che più del settanta per cento degli italiani vive in condomini e che sano circa quaranta milioni gli italiani che hanno un reddito medio intorno ai 1500 euro, come si potrà pensare di riuscire a realizzare tutti gli interventi necessari per mettersi in regola? “Non ce la faranno. Vanno trovate risorse in Europa e con collaborazioni pubblico privato. L’Europa – ha aggiunto – deve gestire questo processo sulla casa green, ma una parte dei soldi che potevano servire a questa partita sta andando alla guerra”.

Com’è la situazione a Milano? Il capoluogo lombardo si trova in difficoltà: come il resto del Paese.  “L’80% del patrimonio immobiliare residenziale di Milano necessita di interventi” ha concluso il presidente di Anaci Milano Leonardo Caruso, sottolineando che “il patrimonio nasce per la gran parte entro la fine del 1980, quindi ad oggi ci troviamo ad avere degli immobili che per natura e per data di costruzione, necessitano di importanti interventi”. Non sarà facile riuscire a rientrare nelle scadenze stabilite dalla Comunità europea. Il rischio è che la mole di lavoro sia troppo elevata per un tempo sostanzialmente breve. Nei prossimi mesi si inizierà a capire se la città inizierà a dare risposte concrete.

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