L’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e il Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università di Torino hanno siglato un accordo per mettere a punto nuove strategie di cura dei tumori.
Dal momento che il progetto comune prevede di utilizzare geni, tessuti o cellule dell’organismo per indurre la risposta immunitaria serviva la condivisione di competenze e dei laboratori della Officina cellulare della struttura torinese.
Il primo progetto di questa collaborazione prevede la realizzazione di un vaccino antitumorale per la cura dei linfomi iniziali che consiste nel prelevare le cellule immunitarie del paziente, modificarle e poi re iniettarle nel paziente. Se questa metodologia, già al vaglio dell’Istituto Superiore di Sanità, offrirà risultati incoraggianti si potrà pensare all’applicazione su altri tumori sia di tipo ematologico sia di tipo solido.
“Le terapie cellulari – ha spiegato il prof. Roberto Orecchia, direttore scientifico IEO – rappresentano una frontiera promettente in oncologia e un ambito prioritario per IEO. Richiedono tuttavia non solo capacità di ricerca, ma anche strutture dedicate con personale altamente specializzato, da sottoporre a rigorosi processi di verifica da parte degli enti nazionali.[…] MBC è risultato il partner ideale perché dispone di una Cell Factory tecnologicamente all’ avanguardia”.
La sperimentazione sui primi pazienti affetti da linfoma follicolare saranno trattati entro la fine dell’anno.
“L’accordo IEO-MBC – ha aggiunto la professoressa Fiorella Altruda, direttore di MBC – è un ottimo esempio perché unisce la conoscenza e competenza clinica di un IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) con il know-how e le strutture di un centro accademico di ricerca biotecnologica”.
A spiegare come avviene il processo di cura dei tumori è stato il professor Corrado Tarella, direttore del Programma Ematologia IEO: “In IEO preleviamo le cellule del tumore del paziente insieme a speciali cellule immunitarie, le cellule dendritiche. Nella Cell factory a Torino i due tipi di cellule vengono “cimentati” l’uno all’ altro e le cellule dendritiche attivate vengono purificate, per poi essere re-infuse al paziente in IEO, con una semplice iniezione sottocute e successivi 3 richiami. Le cellule dendritiche una volta in circolazione mandano un segnale di attivazione ai linfociti T e B che vengono così attivati e stimolati a distruggere le cellule tumorali.”
Un approccio terapeutico che parte dal paziente e, a differenza dei metodi di cura tradizionali, non comporta tossicità.