Luigi Biancone, direttore della Nefrologia e responsabile del programma di trapianto di rene dell’ospedale, ha spiegato: “Il trapianto da donatore vivente negli ultimi anni è in crescita anche nel nostro Paese […] E nelle situazioni giudicate difficili conviene rivolgersi ai centri esperti per avere un parere”.
“La tutela del donatore è il nostro primo pensiero – ha precisato – e per questo viene sottoposto ad una serie di esami e valutazioni molto attente per permettergli di donare con minimi rischi. Per quanto riguarda l’età del donatore non vi è un limite, ma il dato anagrafico va rapportato con i dati clinici, morfologici e funzionali che possono segnalare un’età biologica più bassa”.
Dopo gli accertamenti necessari, padre e figlio sono stati quindi ricoverati e sottoposti a intervento. Il decorso post operatorio è stato regolare al punto che sono già stati dimessi.
“Non ho fatto nulla di eccezionale, per un padre è più che normale fare ciò che può per migliorare la vita di suo figlio. Io stavo bene prima e sto bene dopo. Mio figlio, che era arrivato alla soglia della dialisi, adesso è un leone”.
Il padre ha poi raccontato: “Da 12 anni mio figlio era sottoposto a controlli stringenti, era costretto a prendere medicine e seguire una dieta ferrea. Ma l’insufficienza renale è progressiva e può solo peggiorare. L’autunno scorso è arrivato al limite oltre il quale scatta la dialisi. Io pensavo già da tempo di compiere questo passo: aspettavo solo il via libera dei medici, che volevano attendere che arrivasse il momento opportuno, quello cioè in cui i reni di mio figlio non ce l’avrebbero più fatta da soli”.