Il virus del covid circolava in Italia già dall’autunno del 2019.
Di recente, ha suscitato stupore questo risultato emerso dallo studio condotto dall’Istituto nazionale tumori di Milano, in collaborazione con l’università degli Studi del capoluogo lombardo, l’università di Siena e VisMederi srl.
Oggetto dello studio era in realtà uno screening anticancro effettuato su un campione di circa 1.000 persone.
A proposito di questo risultato, Maria Pia Abbracchio, prorettore vicario con delega a ricerca e innovazione dell’università degli Studi di Milano ha commentato: “[…] Che fosse una risposta allo stesso identico coronavirus che poi ha causato la pandemia successiva non possiamo dirlo. Possiamo dire che era identico del tutto a Sars-CoV-2 in quella porzione di proteine virali riconosciute dal saggio. Ci terrei a precisare però che, di tutti i coronavirus noti ad oggi, l’unico che ha quella precisa sequenza riconosciuta dall’anticorpo è Sars-CoV-2”.
La studiosa non mette in discussione la validità dei dati che però si prestano a diverse chiavi di lettura: “[…] è che ci manca ancora qualche informazione che risolve questo puzzle. Nella scienza è sempre così: se il dato è solido e appare in contrasto con altri, vuol dire che dobbiamo capire l’anello di congiunzione mancante fra le informazioni raccolte, che poi è la spiegazione corretta. Spiace vedere che si voglia per forza mettere i dati in contrasto uno con altro”.
Tra l’altro, questo non è l’unico studio che dimostra la presenza del virus in Europa ben prima del dilagare della pandemia. Ci sono, infatti, alcuni lavori scientifici che dimostrano la presenza del virus in un paziente in Europa già nel novembre del 2019. Ancora, ci sono serie di polmoniti e bronchiti atipiche descritte in molti centri, italiani e non, già nell’autunno 2019.
Sono stati descritti anche pazienti ‘Covid like’ con patologie simili, nell’autunno 2019 a Wuhan in Cina.
Conclude la ricercatrice: “Quindi ci sono diversi dati che suggeriscono che il virus poteva già essere in giro, anche se non sappiamo perché non abbia portato subito una pandemia come la vediamo adesso”.
Questo lavoro ha scatenato accese polemiche da parte di chi ha identificato l’origine della pandemia nel mese di febbraio del 2020.
In realtà, secondo la professoressa Abbracchio : “È la dimostrazione di un sospetto che c’era prima. E sarebbe bello che chiunque abbia nella sua banca dati campioni biologici, come prelievi di sangue con queste caratteristiche, li mettesse a disposizione della scienza per ulteriori verifiche. Solo così si arriverà alla verità. Ora siamo a metà strada”.