La scomparsa di Gianrico Tedeschi, una vita per il teatro

Nella notte del 27 luglio si è spento nella sua casa di Crabbia di Pettenasco sul lago d’Orta Gianrico Tedeschi, attore di teatro, al quale aveva dedicato circa settanta anni della sua vita, ma anche di cinema e televisione.
Aveva compiuto cento anni lo scorso 20 aprile, una ricorrenza importante tanto che aveva ricevuto gli auguri anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Tedeschi era nato a Milano e il suo primo incontro con il teatro era avvenuto grazie al padre. Nella sua giovane mente di ragazzo era rimasta impressa l’opera Spettri di Henrik Ibsen. Lo avevano colpito, come ha avuto modo di raccontare in diverse occasioni, il realismo e la forza delle verità messe in scena.
Si diploma a venti anni ma siamo nel 1940 e la leva obbligatoria lo costringe a partire per il fronte. Finirà in Grecia ma dopo l’8 settembre del 1943, rifiutandosi di aderire alla neonata Repubblica di Salò, sarà internato in un lager dai tedeschi.
Il paradosso vuole che proprio all’interno del campo abbia messo in scena l’Enrico IV di Pirandello insieme ad altri prigionieri che includevano Giovanni Guareschi.
Una volta liberato, riesce a raggiungere Roma dove entra all’Accademia di arte drammatica: Si diploma nel 1947 e in quello stesso anno incontra Giorgio Strehler con il quale inizia a collaborare.

Gli anni cinquanta e sessanta lo vedono protagonista della prosa televisiva oltre che volto dei grandi sceneggiati della neonata Rai tra cui si ricordano Delitto e Castigo del 1963 e il Gabbiano del 1969.
Ma non c’è solo la prosa. Sempre in questi anni si cimenta con canto e danza nel My Fair Lady insieme a Delia Scala per la regia di Garinei e Giovannini e partecipa a due spettacoli televisivi per la regia di Antonello Falqui.
Negli anni settanta presta il suo volto anche ai siparietti pubblicitari di Carosello.
Non mancano poi i ruoli cinematografici e le collaborazioni con registi come Rossellini e Steno.
Ma la sua prima, vera passione, rimane il palcoscenico. La sua lunga carriera lo vede prestare il volto a tanti personaggi diversi come Pantalone nell’Arlecchino servitore di due padroni, Peachum nell’Opera da tre soldi fino a far rivivere le atmosfere di Testori con la regia di Ruth Shammah.
Nel 2011, alla veneranda età di novantuno anni, il ruolo di Odfiel in La compagnia degli uomini buoni di Bond per la regia di Ronconi gli è valso il premio come miglior attore dell’anno.
Solo quattro anni dopo era ancora in scena e a chi gli chiedeva se quella ennesima prova gli costasse fatica, Tedeschi aveva risposto: ” Al contrario, la scena dà forza”.
Insieme alla figlia Enrica, aveva scritto un libro-intervista dal titolo “Il teatro per la vita”.

Impostazioni privacy