In attesa del nuovo Decreto del Governo in vista del periodo natalizio cresce, specie in Lombardia, il timore per le decisioni che toccheranno lo sci ma, molto più in generale, l’economia di tutte le località di montagna.
Di questo stato d’animo si è fatto portavoce il sindaco di Sondrio Marco Scaramellini che ha affidato qualche riflessione all’Adnkronos.
“La montagna è la nostra economia, il nostro sistema si basa su questo. Fermare gli impianti di risalita e tutta la filiera per noi sarebbe morire”. Questa la sua prima considerazione generale nata dal fatto che un blocco totale delle attività avrebbe ricadute pesanti non solo su impianti, hotel e ristorazione ma anche sull’occupazione dei tanti lavoratori stagionali che animano e rendono possibili tutte le attività.
Sì, perché “[…] la montagna non è solo lo sci. Ci sono i rifugi, le ciaspole, le passeggiate” e non si capisce perché il timore degli assembramenti siano evocato come pericolo principale dopo le scene viste alla riapertura dei negozi nelle regioni passate da zona rossa a zona arancione.
Sono contraddizioni che siamo abituati a vedere così come in queste ore si accavallano le ipotesi più disparate sui provvedimenti per il periodo di festa. In realtà, dopo lo stop senza appello di qualche settimana fa il tema della montagna è tornato alla ribalta spinto soprattutto dai governatori delle regioni interessate.
In attesa di capire cosa succederà, Scaramellini ha concluso: “[…] Capisco che non sia facile, rispetto chi prende queste decisioni, ma mi sembra eccessivo chiudere tutto il settore alpino, bisognerebbe fare uno sforzo per trovare un compromesso e i ristori dello Stato sarebbero anche inferiori”.
La Regione Lombardia ha un totale di 700 chilometri di piste da sci alpino distribuite per la maggior parte tra le province di Sondrio che ha a Livigno il comprensorio più grande e quelle di Bergamo e Brescia.
Il settore conta 120mila posti di lavoro e nel settore impianti, i due terzi dei lavoratori sono stagionali ricorrenti senza la tutela della cassa integrazione. Si tratta, inoltre, di un settore in cui la programmazione gioca un ruolo importante.
Ecco perché gli operatori aspettano un pronunciamento definitivo sulla questione.