I “Cittadini del coordinamento San Siro” e la rete di altri comitati milanesi si sono dati appuntamento oggi davanti a Palazzo Marino per un flash mob.
Al centro della protesta la decisione di abbattere lo stadio Meazza e vedere così sparire cinque ettari di verde per la costruzione di un nuovo stadio sul Parco dei Capitani.
I partecipanti indossavano magliette, gialle o bianche, fischietti e cartellini gialli per “ammonire” la giunta, metaforicamente colpevole per una serie di falli sul modo in cui sta gestendo la vicenda.
“Lo stadio Meazza – ha commentato Gabriella Bruschi, presidente del coordinamento – è un monumento storico, ancora in buona salute, e abbatterlo per far spazio a infinità di edifici imponenti sul suolo pubblico è uno scempio ambientale e un’ingiustizia. Solo per favorire le squadre di calcio”.
L’ultimo capitolo della vicenda San Siro aveva visto un ennesimo incontro tra il sindaco Sala e i club a fine ottobre. In quella occasione si è deciso che la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali del 2026 si svolgerà nella sede attuale e quindi i lavori al nuovo impianto inizieranno solo dopo.
In precedenza la trattativa con il Comune aveva subito una battuta di arresto a causa del nodo volumetrie che poi si era sciolto con un accordo raggiunto a giugno dello scorso anno e l’impegno a rivedere i progetti. Poi la seconda ondata del covid prima e l’avvio della campagna elettorale per le elezioni comunali poi avevano fatto passare il progetto San Siro in secondo piano fino al nuovo incontro al termine del quale il Sindaco aveva: detto: “Le due società si sono dichiarate d’accordo rispetto a queste proposte. A questo punto ritengo che la Giunta possa procedere rapidamente a deliberare il pubblico interesse”.