La guardia di Finanza di Monza, su indicazione del gip Silvia Pansini ha eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare per sospette tangenti nella gestione dei rifiuti.
Tra gli indagati, infatti, figurano Massimo Borgato e Antonio Capozza, ex presidente e amministratore delegato dell’azienda che gestisce il servizio, Gelsia Ambiente, altri due imprenditori, Cosimo Damiano Sfrecola, Fabrizio Cenci e Gaetano Giannini che avrebbe avuto il ruolo di mediatore in questa vicenda.
I fatti risalgono al 2015 e al centro del sistema corruttivo era finita la gara d’appalto, del valore di circa 2 milioni di euro, per l’acquisto di sacchi destinati ai rifiuti indifferenziati dotati di un micro chip che doveva ottimizzare i tempi di raccolta riducendo l’impatto ambientale del servizio.
La fornitura doveva servire ad acquistare 5,8 milioni di sacchi per coprire un triennio di raccolta per i Comuni di Besana Brianza, Bovisio Masciago, Cesano Maderno, Desio, Seregno, Seveso, Triuggio e Varedo, più 1,1 milioni di sacchi destinati ad altri comuni. L’appalto prevedeva inoltre la fornitura dell’hardware per il tracciamento del micro chip e la formazione del personale.
Questa inchiesta aveva preso le mosse dalle intercettazioni che avevano portato all’arresto per corruzione del sindaco di Seregno Edoardo Mazza.
Nel filone che ha riguardato i rifiuti a Monza il momento chiave per ricostruire i fatti si lega a una conversazione registrata durante un pranzo avvenuto a Nova Milanese nel 2017 al quale erano presenti i vertici di Gelsia e Giannini.
I due manager esprimevano soddisfazione per l’andamento degli affari mentre Giannini prometteva ulteriori guadagni ipotizzando un trattamento di favore per le società coinvolte e facendo cenno a una tangente da 60 mila euro per i due manager della società pubblica.