In un ordinario venerdì di lavoro, una bomba, piazzata su uno dei tavoli del asalone aperto al pubblico esplose provocando la morte, immediata, di 13 persone e il ferimento di altre 88.
Le indagini si concentrarono, inizialmente, sulla galassia anarchica dell’epoca individuando il primo sospettato in Giuseppe Pinelli che morì in circostanze tuttora poco chiare precipitando dal quarto piano della Questura mentre era in stato di fermo ed era sottoposto a interrogatorio da tre giorni.
Poi le indagini si spostarono su Pietro Valpreda, un altro anarchico, indicato dal tassista Cornelio Rolandi come l’uomo che, quattro giorni prima dell’attentato, era sceso dal suo taxi, proprio in piazza Fontana, portando con sé una grossa valigia nera. La stessa di cui erano rimasti i brandelli dopo l’eplosione.
Estrambi risultarono estranei ai fatti come confermato, solo di recente, nel corso dell’ennesima inchiesta sull’accaduto. Si è, infatti, accertato che la matrice dell’attentato era di destra e riconducibile a un’altra galassia estremista, quella di Ordine Nuovo.
Tornando alle celebrazioni di ieri, a 52 anni dalla strage, alle quali hanno preso parte i famigliari delle vittime, l’Anpi e la rappresentanza del Comune, c’è da registrare una contestazione che ha coinvolto il sindaco Giuseppe Sala. A proposito dello sciopero generale, indetto da alcune sigle sindacali per giovedì 16 dicembre, aveva inizialmente detto: “Non so se sia giusto o sbagliato lo sciopero ma so di aver sentito molti giudizi superficiali di persone che non ne sapevano tanto e che non erano al tavolo di quelle trattative, per cui in questo momento c’é bisogno di grande, grande equilibrio”.
Una frase che è stata immediatamente letta come un attacco al sindacato e per la quale Sala ha dovuto precisare: “Stavo dicendo probabilmente il contrario, che in questo momento in cui il lavoro lo si perde attraverso un Whatsapp la difesa a volte avviene anche attraverso uno sciopero”.
Ma la giornata di celebrazioni ha riservato anche un’altra sorpresa: un Twit commemorativo apparso sull’account ufficiale del Senato ma con un clamoroso errore storico. Nel testo del messaggio, infatti, si fa un chiaro riferimento a un documento che, nel 2001, escludeva la pista nera. Qualcuno a Palazzo Madama si è anche accorto dell’errore e ha prontamente rimosso il messaggio ma, oramai, il testo era stato ricondiviso da diversi utenti e quindi è rimasta la brutta figura.
Eppure, sulla memoria di piazza Fontana era intervenuto, con un messaggio anche il capo dello stato Sergio Mattarella che ha scritto: “Le lunghe vicende processuali hanno lasciato vuoti e verità non pienamente svelate.
Si tratta di ferite aperte, non soltanto per le famiglie delle vittime, ma per la Repubblica intera. Tuttavia, nonostante manipolazioni e depistaggi, emerge nettamente dal lavoro di indagine e dalle sentenze definitive la matrice eversiva neofascista e l’attacco deliberato alla vita democratica del Paese”.
“Tutto questo – ha scritto ancora – è stato chiaro ben presto alla città di Milano e alla comunità nazionale.
La risposta unitaria, solidale, di popolo contro il terrorismo, e contro tutti i terrorismi che insanguinarono l’Italia dopo piazza Fontana, è risultata decisiva per isolare, sradicare e quindi sconfiggere l’eversione”.