A sua volta, lo stesso paziente era stato contagiato, come hanno accertato gli esami ai quali è stato sottoposto in vista del trapianto. Era guarito e si era negativizzato conservando però le tracce dell’infezione, come ha evidenziato il test sierologico al quale è stato sottoposto.
Nel 2020 e nonostante la pandemia i trapianti a Niguarda non si sono mai fermati. Anzi, sono stati effettuati 118 interventi salvavita come quelli per questo fegato.
L’eccezionalità, in questo caso, stava nel fatto che il donatore fosse positivo, aspetto che era stato disciplinato dal Centro Nazionale Trapianti lo scorso dicembre ma che non si era ancora verificato, almeno in Lombardia.
“Il protocollo messo a punto in questi casi dagli specialisti di Niguarda – ha spiegato Luciano De Carlis, direttore della Chirurgia Generale e dei Trapianti – che prevede il monitoraggio già dalla fase pre-intervento degli anticorpi neutralizzanti, consente di trapiantare in sicurezza, con donatori positivi, pazienti immunosoppressi che abbiano già superato la malattia o, per il prossimo futuro, anche che si siano vaccinati”.