Quante volte ci è capitato di dire – quasi quasi mollo tutto e mi apro un Chiringuito – ? Magari in un posto lontano, caldo, con spiagge a perdita d’occhio e il mare più cristallino del mondo?
A Germano Lanzoni, imbruttito DOC per eccellenza, non è mai passato per la testa, tanto è legato a Milano e ai suoi ritmi serrati, sempre fedele al mantra della doppia F, F*** e Fatturato.
Eppure quando una serie di sfortunati eventi lo portano a perdere il cliente di un’importante multinazionale, l’imbruttito si ritrova ad accusare il colpo e dopo una settimana di depressione decide di accettare l’offerta di un amico di vecchia data, Brera (Alessandro Betti), che gli propone di rilevare un Chiringuito in Sardegna, lontano dallo stress della città ma allo stesso tempo fonte di “business in infradito”.
Una commedia divertente e leggera che si discosta dal format social che ha reso Il Milanese Imbruttito una solida realtà che conta, dal 2013 ad oggi, oltre 3 milioni di followers, ma che vede al fianco di Germano Lanzoni, gli stessi personaggi che abbiamo imparato ad amare e che hanno ormai raggiunto la loro maturità narrativa attraverso le proprie dinamiche caratteristiche: il Giargiana (Valerio Ariò Rochelmeyer), il Nano (Leonardo Uslengo) e Brenda (Brenda Lodigiani), l’imbruttita.
Il progetto di questo lungometraggio, 90′ la durata complessiva, è giunto alla sua realizzazione dopo 7 lunghi anni di “cantiere”. Partito quasi per caso, il progetto editoriale del “Milanese Imbruttito” è ad oggi concretamente sviluppatosi in più di un ambito, dalla produzione audiovisiva di sketch e mini web series, ad un branded content e marketing di grande successo.
Protagoniste indiscusse del film, due realtà italiane ugualmente affascinanti per quanto opposte, da un lato Milano, con i suoi grattacieli, la sua efficienza svizzera e la frenesia dei suoi ritmi, e dall’altra un piccolo paesino sardo ricco di storia e tradizione, semplice, genuino ma con grande potenziale turistico.
Tra luoghi comuni portati all’esasperazione, e riferimenti in chiave ironico-imbruttita di ciò che gravita intorno alla mondanità milanese, il film riesce a trattare anche di temi molto attuali, lanciando un messaggio di fondo che si scaglia contro la superficialità dilagante degli ultimi anni in favore del riscoprire i valori più semplici ma più “veri” che troppo spesso siamo abituati a trascurare, ma che se solo ci fermassimo un attimo per guardarci intorno, potremmo riscoprire, e tornare a meravigliarci. “Staccare la spina” ogni tanto, può solo fare bene.
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