Il Codacons ha messo a confronto i prezzi di beni e servizi nelle principali città italiane e Milano è risultata essere al secondo posto per il caro-vita. Rimane, però, la città record per i prezzi nei bar
Milano non è la città più cara d’Italia. Scende di un gradino aggiudicandosi il secondo posto secondo l’analisi sul caro-vita eseguita dal Codacons che ha messo a confronto i prezzi di beni e servizi nelle principali città italiane su dati del ministero delle Imprese e Made in Italy.
La notizia è positiva e inaspettata seppur il capoluogo meneghino detiene sempre il primo posto per quanto riguarda i prezzi nei bar della città. Secondo l’analisi dell’associazione dei consumatori la regina del caro-vita è Aosta. Scopriamo, invece, come sono posizionate le altre principali città e quale, tra queste risulta essere la città più economica d’Italia.
Secondo i dati del Codacons ad influire negativamente sul caro-vita del capoluogo valdostano, risultato al primo posto nella classifica, è la spesa media per l’acquisto di generi di largo consumo come alimentari, ortofrutta e carne, nonché le tariffe di servizi che è di 573 euro.
Anche se Milano non è più al primo posto, c’è poco comunque da festeggiare poiché la città indossa ancora la maglia nera, dove vivere costa decisamente di più: seconda sul podio con una spesa media di 565,3 euro, vicinissima alla terza classificata, Bolzano con 564,6 euro.
La città è al vertice della classifica sul fronte degli alimentari: per acquistare 28 prodotti di largo consumo si spende in media 208 euro contro i 203,6 euro di Milano, che in questo caso è al terzo posto, preceduta al secondo posto da Trieste con 206 euro. Per le stesse voci, secondo il Codacons la media nazionale è “di circa 187 euro”.
Se è vero che Milano è al secondo posto per i generi alimentari, vanta il costo più elevato d’Italia per il panino al bar: 5,39 euro (+ 8,02% rispetto a maggio di un anno fa) contro una media nazionale di 3,6 euro. Un altro dato che mette il capoluogo Lombardo in pole position è il costo per l’equilibratura gomme e convergenza: circa 88 euro contro i 38 di Catanzaro.
Inoltre, dai numeri emersi dall’Osservatorio prezzi del ministero del Made in Italy sulle singole voci, per esempio la prima colazione: incide negativamente sulla spesa dei milanesi con un chilo di caffè tostato che è arrivato a costare quasi 12 euro al chilo (+4% in un anno). Stessa cosa per un chilo di miele che ha raggiunto la quotazione di 12 euro e mezzo.
Scende, seppur di poco, invece un chilo di pasta (2 euro circa), qualche centesimo meno del 2023. Ma in compenso il costo della passata di pomodoro è cresciuto del 17% in un anno. Aumenti anche per la carne e il pesce dove si spende quasi il 2% più dell’anno scorso ma non per il petto di pollo che invece è sceso del 6%. In crescita anche il costo del prosciutto cotto, oltre il 4% rispetto a maggio 2023. Infine le vongole a 22,95 euro al chilo segnano +23%. In ribasso il salmone fresco, -3% in confronto a maggio 2023.
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per quanto riguarda la voce: frutta e verdura, per effetto del maltempo ma non solo, il suo valore in termini economici è aumentato rispetto allo scorso anno. Per le fragole, per esempio, quest’anno si è speso il 14% in più dello stesso periodo dell’anno scorso (6,34 euro al chilo).
Per l’insalata iceberg l’incremento è stato del 9% con oltre 3 euro al chilo. Ma il vero balzo avanti (in negativo) riguarda l’olio extravergine d’oliva, il cui prezzo è cresciuto di oltre il 74%: per un litro si spende quasi 10 euro. In ultimo, secondo la classifica del Codacons, la città meno cara in Italia è Napoli dove per i beni di prima necessita bastano 363 euro.