Elementi eterei e inconsistenti. Il giudice di Milano, Stefano Caramellino, che non ha convalidato l’arresto per furto di Marco Carta lo scorso primo giugno, ha così definito le basi del provvedimento ai danni del cantante preso dalle forze dell’ordine. “La versione degli imputati non è allo stato scalfita da alcun elemento probatorio contrario”, si legge nell’ordinanza emessa dal giudice, secondo cui l’unico teste oculare (il vigilante della Rinascente all’interno del quale è stato contestato l’operato al cantante) avrebbe dato elementi di sospetto inconsistenti. E’ ritenuto dal giudice che l’ipotesi secondo cui Carta e l’amica 53enne fermata con lui “stessero controllando se erano seguiti da personale dipendente è formulata in modo del tutto ipotetico e vago”.
“Il fatto – si legge ancora – che lo sguardo dell’addetto alla vigilanza non sia stato fisso sui due arrestati è riscontrato dal fatto che neanche lui ha affermato di avere visto l’inserimento degli abiti nella borsa, né egli ha precisato in mano a chi fosse la borsa dopo che era stata appoggiata nel ‘camerino’, né egli ha affermato di aver sentito alcun rumore compatibile con la rottura delle placche antitaccheggio”.