41 denunce che si tradurranno in altrettante iscrizioni nel registro degli indagati. Questo è il bilancio dell’inchiesta condotta dalla Digos e dal capo del pool antiterrorismo milanese Alberto Nobili a margine della manifestazione “No green pass” che si è tenuta domenica scorsa in piazza del Duomo.
Un gruppo di partecipanti è persino riuscito a forzare il cordone di Polizia che faceva da contorno al comizio elettorale del leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni a sostegno del candidato di centrodestra Luca Bernardo.
A questo gruppo appartengono i due uomini e la donna, rimasti anche contusi in maniera lieve, che sono stati accusati anche di resistenza a pubblico ufficiale. Per gli altri 38 i reati contestati sono stati violenza privata, interruzione di pubblico servizio, istigazione a disobbedire alle leggi e manifestazione non autorizzata. Quest’ultima caratteristica ha accomunato tutte le iniziative dei movimenti “No green pass” del mese di settembre.
Tuttavia, a preoccupare gli inquirenti ci sono almeno due aspetti.
Il primo è la progressiva escalation verso la violenza, l’altro il pericolo di infiltrazioni da parte di frange estremiste.
Un precedente in questo senso c’è già stato in occasione della manifestazione dello scorso 11 settembre quando tra gli indagati erano finiti l’esponente di Forza Nuova Marco Mantovani e un paio di militanti del suo gruppo di estrema destra.
Ulteriori problemi di ordine pubblico potrebbero verificarsi il prossimo fine settimana quando ci saranno anche le manifestazioni previste a margine degli incontri sui cambiamenti climatici.