Libertà di stampa: l’omaggio ai giornalisti caduti nel Giardino del Giusti

In occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, a Milano si è svolta una cerimonia all’interno del Giardino dei Giusti al parco Monte Stella per ricordare quanti hanno perso la vita in nome della libertà di espressione.

Erano presenti il presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolè, il presidente della Fondazione Gariwo – la foresta dei Giusti Gabiele Nissim e il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia Alessandro Galimberti.
L’associazione Gariwo ha voluto così riunire i direttori delle testate giornalistiche italiane e i rappresentanti della stampa estera per riflettere sul tema scelto quest’anno dall’Unesco:l’informazione come bene comune.

La cerimonia è stata quindi l’occasione per ricordare una tragedia recente come quella di qualche giorno fa in Burkina Faso dove due giornalisti spagnoli – David Beriain e Roberto Fraile – hanno perso la vita insieme all’ambientalista irlandese Rory Young, nel corso di un attacco jihadista mentre realizzavano un documentario sul bracconaggio.
Ma anche il recente passato ha avuto le sue vittime e i suoi perseguitati che qui sono ricordati come Giusti dell’informazione: Anna Politkovskaja, assassinata a Mosca nel 2006 per aver denunciato i massacri di civili in Cecenia; Liu Xiaobo, autore del manifesto Carta 08 per la democrazia in Cina; Raif Badawi, il blogger saudita condannato nel 2014 a mille frustate per aver difeso il dialogo tra culture diverse; Samir Kassir, il giornalista libanese ucciso nel 2005 per essersi schierato dalla parte della libertà di espressione e Hrant Dink ucciso a Instanbul per aver rievocato il genocidio del popolo armeno in Turchia.

Secondo Reporter senza frontiere, solo nel 2021 sono già stati uccisi otto giornalisti e quattro operatori mentre il 2020 si era chiuso con 50 vittime.
Il report annuale sullo stato della libertà di stampa parla poi di 130 paesi sui 180 presi in esame dove il giornalismo è fortemente ostacolato.
La situazione più compromessa resta in Arabia Saudita e Siria che sono rispettivamente al 173mo e 170mo posto.
Quella etichettata come “difficile” riguarda la Russia per la recente gestione del caso dell’oppositore a Putin Navalny e il Brasile di Bolsonaro particolarmente aggressivo con i giornalisti.
Ai primi posti della classifica si confermano la Norvegia, la Finlandia e la Svezia. L’Italia resta al 41mo posto seguita dagli Stati Uniti al 44mo.
L’Africa si conferma come il continente più violento dove la negazione della libertà di espressione può costare la vita.

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