Il documento era custodito nell’archivio storico della società a Castel Gandolfo (Roma). A renderla pubblica, sulle pagine del settimanale della diocesi di Pavia, ‘Il Ticino‘, in edicola da oggi, è stato lo scrittore Giovanni Giovannetti che sta lavorando proprio a un libro su Mattei.
Il tratto più sorprendente della lettera, che data 19 settembre 1962, è l’invito che Moro fa a Mattei perché lasci la guida di Eni.
Proprio in quegli anni, infatti, si stava consumando una guerra sotterranea, ma non troppo, tra Mattei e le cosiddette Sette Sorelle, come le aveva ribattezzate, ovvero quelle compagnie straniere che negli anni ’60 avevano il monopolio nella produzione e nella vendita del greggio a tutti i paesi.
Proprio per questo, quando Mattei morì, in un incidente aereo il 27 ottobre 1962, sopra le campagne di Bascapè (Pavia), in molti pensarono a un attentato orchestrato da un qualche loro emissario.
Vediamo ora cosa scriveva Moro nella sua lettera:
“Ho ancora meditato sulle cose che ci siamo detti nel nostro ultimo incontro e, naturalmente, sul peso del sacrificio che il partito ti chiede.
A mente fredda e sulla base delle più compiute informazioni da te fornitemi ho dovuto ancora concludere che è questa ancora la via migliore.
Ogni decisione, ed anche questa, comporta certo uno svantaggio ed in esso, credimi, io metto in primissima linea il tuo disappunto, anzi il tuo evidente e comprensibile dispiacere. Lo noto personalmente e mi pesa molto. Ma, credi, nella situazione attuale non c’è di meglio da fare”.
Moro continua: “La tua rinuncia contribuisce a consolidare una situazione assai fragile e spegne una polemica astiosa che ti avrebbe ancor più amareggiato, e con te le tue idee e le tue importanti iniziative.
Sembra di perdere ed invece si garantisce e si consolida.
Ho l’impressione che non si canterà vittoria.
Aggiungi dunque anche questa alle tue benemerenze; alla tua silenziosa fedeltà; al tuo servizio prezioso nell’interesse del paese.
Grazie, caro Mattei,
con i più affettuosi sentimenti.
Aldo Moro”.