Tanto che il Ministero di grazia e giustizia ha disposto un’ispezione per accertamenti mentre lo stesso Tribunale è intervenuto per fornire chiarimenti sulla sentenza emessa.
In una prima nota ha precisato cosa si intende per “delirio di gelosia” – la spiegazione principale per l’assoluzione dell’uomo – spiegando che si tratta di una vera e propria patologia o infermità mentale che porta il soggetto affetto a disconnettersi interamente dalla realtà.
Una situazione ben diversa, dunque, dal movente passionale di un femminicidio legato alla gelosia. A riprova ci sarebbe il fatto che l’uomo assolto per il delitto della moglie, l’80enne Antonio Gozzini è ancora affetto da questo disturbo.
Lo stesso Tribunale ha poi scritto in una nota: “Appare necessario anche ai fini di una corretta informazione, in attesa della stesura della motivazione della sentenza, tenere doverosamente distinti i profili del movente di gelosia, dal delirio di gelosia, quale situazione patologica da cui consegue una radicale disconnessione dalla realtà, tale da comportare uno stato di infermità che esclude, in ragione elementare principio di civiltà giuridica, l’imputabilità”.
Aggiungendo anche che il movente della gelosia, in occasione di almeno due procedimenti giudiziari precedenti, aveva portato alla formulazione della pena dell’ergastolo.
In fase di sentenza, sia l’accusa sia la difesa avevano concordato sullo stato di infermità mentale dell’uomo.