I criteri con i quali l’algoritmo che regge Facebook chiude gli account, perché violano le loro regole di condotta, non sono sempre chiari come è successo nel caso di una libreria di via Laghetto, in pieno centro a Milano, di impronta chiaramente antifascista.
Il motivo risale a qualche mese fa quando, in seguito a un atto vandalico, nel muro dei bagni era stata disegnata una svastica.
I titolari, quindi, avevano postato la foto dello sfregio su Facebook per invitare i clienti a tornare in libreria e cancellare il disegno, fornendo gessetti colorati per poterlo fare.
A questo punto, a distanza di mesi, il suddetto algoritmo ha oscurato il profilo perché il post ha “violato gli standard della community”.
“Per noi Facebook è uno strumento di vitale importanza – ha commentato la libraia Arianna Montanari – È così che comunichiamo con le persone, dando informazioni sul nostro servizio di consegna a domicilio e di spedizione dei libri e organizzando presentazioni letterarie online”.
Da qui un appello perché Facebook riveda la decisione.
Peccato che comunicare con un qualsiasi essere umano del social sia impossibile dato che ci sono solo sistemi di gestione del cliente automatici e virtuali.