Elisabetta Aldrovandi, garante per la tutela delle vittime di reato di Regione Lombardia, è intervenuta di recente sulla questione del catcalling, le molestie verbali rivolte alle donne lungo la strada o in luoghi pubblici.
Si tratta di un tema che ha conquistato ampio spazio anche sui social per l’intervento di alcuni volti noti sul tema.
Una prima discriminante sull’effetto della molestia verbale, secondo il Garante, è da ricondurre all’età del soggetto che la riceve: “è necessario distinguere se si parla di una ragazza minorenne o molto giovane o di una donna adulta, perché ovviamente l’elemento anagrafico può incidere sulla percezione delle parole rivolte”.
Un secondo elemento da valutare è se si tratti di un episodio sporadico o di una condotta ripetuta al punto da generare un senso di pericolo nella donna o nella ragazza che la subisce. Aldrovandi ha quindi precisato: “Così come fa molta differenza se il catcalling consiste in un complimento, seppure non richiesto, piuttosto che in una frase a sfondo sessuale o sessista volgare e offensiva”.
Da queste considerazioni si potrà quindi valutare il peso giuridico del fenomeno: “Queste distinzioni sono fondamentali, per evitare di dare eccessiva importanza a condotte sporadiche e di lievissimo disvalore giuridico, e conferire invece il giusto peso a situazioni più gravi, che inducono la destinataria di queste molestie a sentirsi vittima di un reato”.