Nei giorni scorsi la Questura di Como aveva autorizzato due manifestazioni, a ricordo dell’esecuzione di Benito Mussolini, avvenuta nella frazione di Giulino di Mezzegra il 27 aprile del 1945.
Così, nella mattinata di ieri, intorno alle 08:30, nella piazza Paracchini di Dongo si sono ritrovate due manifestazioni contrapposte presidiate da agenti di Polizia e Carabinieri in tenuta antisommossa.
Da un lato i nostalgici, erano circa 200, che hanno sfilato con i simboli del regime dalle camicie nere all’immancabile, per queste circostanze, saluto romano come risposta al “Presente”.
Dall’altro della piazza si sono quindi ritrovate diverse anime antifasciste che hanno aderito alla contromanifestazione indetta dall’Anpi. Erano circa in 300 dietro al lungo striscione che riportava la scritta “Dongo luogo della memoria dice no a razzismi e fascismi di ieri e di oggi” con diverse bandiere riconducibili a CGIL, Fiom, Rifondazione comunista e Sinistra italiana e cori che hanno urlato “Dongo Libera” e “Bella Ciao”.
I nostalgici hanno poi lasciato Dongo per Giulino dove la commemorazione si è svolta prima nella chiesa locale di Sant’Abbondio e poi davanti a Villa Belmonte, il punto esatto in cui Mussolini, la sua compagna Claretta Petacci e altri gerarchi fascisti furono fucilati. Qui si sono ritrovati gruppi di estrema destra – FN, Veneto Fronte Skinhead, Movimento nazionale, Militia Como – provenienti da Como, Varese, Milano e altre città lombarde. Altre scene di saluto romano, qualche foto e la deposizione di una corona di fiori.
Nei giorni precedenti l’anniversario non erano mancati gli appelli della politica al Viminale perché si vietasse la manifestazione. Lo stesso prefetto di Como Andrea Polichetti aveva ricevuto una delegazione di Anpi ma, dopo una serie di valutazioni, aveva dato comunque parere favorevole alla commemorazione.
Ciò che più dispiace – hanno spiegato Guglielmo Invernizzi, presidente provinciale dell’Anpi, Danilo Lillia, segretario della sezione Anpi Alto Lago di Dongo e Matteo Mandressi, segreteria Cgil di Como – è la contrapposizione sullo stesso piano delle ragioni degli antifascisti e di quelle dei fascisti circa la libertà di parola sancita dalla Costituzione. Non possiamo accettare di essere parificati nei fatti anche se non nelle parole con i fascisti del terzo millennio. Per questo nei prossimi giorni chiederemo un incontro anche col Procuratore della Repubblica”.