La Direzione Studi e Ricerche e il Desk Media e Cultura di Intesa Sanpaolo, in collaborazione con il Comune di Milano, ha effettuato uno studio per valutare gli impatti della pandemia sul settore della cultura.
Il dato generale riferisce di una perdita complessiva pari a 33,8 milioni di euro nei soli mesi che vanno da gennaio a luglio del 2020, in piena pandemia.
La ricerca ha preso come campione le 367 realtà, distribuite su tutto il territorio milanese, che hanno fatto domanda per i bandi del Piano Cultura predisposto per supportare le imprese in difficoltà.
IL quadro generale descrive un 99% degli operatori che ha dovuto spostare o riprogrammare l’attività già definita e un 63,5% che dichiara di avere servizi accessori che si sono interrotti.
Tuttavia la capacità di reazione è stata tanto forte quanto la pandemia con oltre la metà dei soggetti che si è attivata per beneficiare delle misure d’emergenza del governo e più dell’80% che ha ampliato la propria offerta online per sopperire alle chiusure.
Del campione esaminato fanno parte sia i produttori di eventi (il 35% del campione) sia i soggetti che si dedicano alla promozione e valorizzazione delle attività culturali (35%) senza dimenticare gli operatori che offrono una varietà di servizi diversi, dal supporto tecnico/professionale, ai centri culturali (il restante 30%). Circa il 35% dei soggetti lavora nell’ambito teatrale.
Tra le realtà più colpite ci sono i produttori di contenuti per il settore delle Arti visive/musei/design (dove la presenza di musei/case museo, incide pesantemente sulle spese di mantenimento). In sofferenza anche i soggetti di Musica/danza e Teatro/cinema che hanno subito la cancellazione di eventi/spettacoli già organizzati e sofferto la sospensione delle attività formative.
In termini di dimensioni hanno sofferto soprattutto le realtà più piccole, con un fatturato inferiore a 200mila euro.
Il dato geografico ha rivelato che la maggior parte delle imprese culturali era localizzata in centro città.