Coronavirus: uno studio, due regioni

Presentato un progetto che studierà la diffusione e l’incidenza del virus in Lombardia e Molise.

Terminata la fase critica dell’epidemia, ora è possibile concentrarsi anche su studi che ne analizzano la diffusione nei diversi territori.
È questo l’obiettivo del progetto Impatto dell’infezione da Sars-CoV-2 in popolazioni con alto o basso rischio di infezione che vede coinvolte l’università dell’Insubria, l’Asst Sette Laghi di Varese e l’Irccs Neuromed di Pozzilli, Isernia.
Lo studio è finanziato da Regione Lombardia, Fondazione Cariplo e Fondazione Umberto Veronesi e coinvolgerà un campione di circa tremila persone distribuite tra Lombardia e Molise.
Sarà suddiviso in due parti.
La prima basata sulla somministrazione dei test sierologici.
Questo per capire la diffusione del virus, le diverse manifestazioni della malattia e l’eventuale presenza di fattori di rischio o di protezione che hanno determinato una maggiore o minore gravità della malattia.

La seconda parte dello studio si concentrerà, invece, sul personale sanitario per capire l’impatto della malattia in termini di stress e impatto emotivo.

Fa parte del progetto anche una app specificamente sviluppata con la quale i partecipanti saranno chiamati a compilere dei questionari sul loro stato di salute e sulle abitudini di vita.

“[…]dobbiamo capire le ragioni per le quali l’infezione ha avuto un impatto così diverso in differenti aree del nostro Paese e perché le persone colpite hanno avuto manifestazioni cliniche estremamente varie, dagli asintomatici a quelli che hanno perso la vita” – ha detto Licia Iacoviello, professore ordinario di Sanità pubblica all’università dell’Insubria e direttore del Dipartimento di Epidemiologia e prevenzione dell’Irccs Neuromed.

Mentre Marco Ferrario, professore ordinario di Medicina del lavoro e direttore della struttura complessa di Medicina del lavoro, preventiva e tossicologia dell’Asst Sette Laghi ha aggiunto: “Quello del personale sanitario è un discorso diverso e molto importante. Non solo medici e infermieri sono soggetti particolarmente a rischio di contrarre l’infezione, ma rappresentano forse la categoria sulla quale il virus ha maggiormente colpito in termini di stress e di impatto emotivo. Eppure saranno i pilastri che sorreggeranno il sistema nel caso di una seconda ondata. Per questo motivo una parte importante del progetto sarà focalizzata proprio su di loro”.

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