A Palazzo Reale è stato presentato, questa mattina, il progetto di restauro del monumentale centrotavola realizzato dall’artista e mosaicista settecentesco romano Giacomo Raffaelli.
Per l’occasione l’opera è stata spostata, temporaneamente, nella Sala delle quattro colonne che, al termine del restauro, previsto per settembre 2022, diventerà la sua sede definitiva.
Di cosa si tratta? Di un’opera che arrivò a Palazzo Reale nel 1804, per essere mostrata al banchetto che il viceré Eugenio di Beauharnais offrì in onore di Napoleone per festeggiare i successi della sua campagna d’Italia e la proclamazione del suo nuovo Regno. Secondo quanto riportato da un inventario di Palazzo Reale, l’opera fu acquistata dal conte Francesco Melzi d’Eril, che del generale corso era il vice.
Il centrotavola, si diceva è un’opera di imponenti dimensioni: è , infatti, composto da tre sezioni: un corpo centrale lungo 9 metri, formato da 13 basi di marmo, e due aggiunte, sempre in marmo, a entrambe le estremità che misurano 1,60 m ciascuna. L’opera, quindi, raggiunge una lunghezza totale di 13 metri ed è la somma di 242 singoli pezzi.
Pezzi che sono una sintesi di elementi presi dall’architettura e dalla scultura classica greco-romana, come nel caso delle colonne e dei templi, dall’arte egizia, nel caso di obelischi e sfingi. e poi ancora, piccoli bronzi di divinità classiche, come Giove, collocato al centro dell’opera, e Diana con il suo carro trainato da cervi.
I materiali utilizzati, inoltre, sono di assoluto pregio e includono marmo bianco di Carrara, alabastro, marmo rosso egizio, lapislazzulo, bronzo patinato e dorato e un trionfo di pietre dure, il che regala al centrotavola una scala cromatica estremamente variegata.
Il restauro è stato sponsorizzato da Fondazione Atlante e Fondazione Scuola Beato Angelico oltre che dallo stesso Palazzo Reale con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio.
Nelle sue diverse fasi di attuazione si procederà ad analisi diagnostiche dei materiali che compongono il centrotavola e a una valutazione dello stato di degrado dei diversi materiali.
Il restauro vedrà anche la partecipazione di attori molto diversi tra loro: gli studenti del corso di Restauro del Beato Angelico, che si occuperanno di mappare lo stato dei materiali affiancando i restauratori con più esperienza; lo stesso sarà per gli studenti di Brera che si occuperanno delle parti in marmo, bronzo e pietre dure; realtà provenienti dal mondo della comunicazione digitale porteranno il loro bagaglio di conoscenze tecniche mentre quelle del trasporto di opere d’arte si occuperanno della movimentazione delle parti interessate.
Fanno parte integrante del lavoro la creazione di un modello digitale dell’opera, che potrà servire, in futuro, a stampare, in 3D, eventuali elementi da aggiungere e la realizzazione di materiali audiovisivi e fotografici che saranno usati a scopo didattico.
Il restauro avverrà a porte aperte, nel senso che, il terzo sabato di ogni mese, da dicembre a fine lavori, ci sarà l’apertura al pubblico, previa prenotazione.