Il Censis, l’istituto di ricerca socio economica ha fotografato l’Italia del covid in occasione del sui 54mo Rapporto sulla situazione sociale del Paese.
Il sentimento che ha dominato l’anno della pandemia è stato ed è la paura. Nei confronti di qualcosa di sconosciuto prima e nella forma dell’incertezza e del timore per quello che sarà, poi.
Il quadro generale mosta un paese disposto a rinunciare alla libertà in nome della tutela della salute e convinto della necessità di una visione di lungo periodo per la rinascita economica e sociale, aspetto quest’ultimo che dovrà passare da un superamento della logica del singolo a favore della collettività.
Alcune delle considerazioni emerse dal rapporto:
– Nella prima fase dell’epidemia il paese ha cercato una guida nello Stato e nei suoi provvedimenti per fronteggiare l’immediato sacrificando, come si è detto, la propria libertà personale. L’arrivo improvviso della seconda ondata, sebbene ipotizzata a più riprese, ha disorientato nella velocità di propagazione e nei numeri. Una risposta, percepita come inadeguata da parte della politica, ha generato rabbia e malcontento.
Ci si aspetta ora, una visione a lungo termine non fatta di promesse o assistenza ma di azioni.
In quale direzione? La mobilità sostenibile, la digitalizzazione dell’azione amministrativa, la rete unica ultraveloce, l’economia verde e l’investimento sui giovani sono alcune delle direttrici del nuovo sviluppo.
– la riforma della fiscalità: è un altro ambito per il quale ci sono grandi aspettative di cambiamento e riforma. Nel sistema delle entrate dove il tanto decantato calo delle imposte appare sempre meno probabile vista la situazione del debito pubblico e la piaga dell’evasione fiscale.
Nel sistema delle uscite dove serve un’azione mirata per gli investimenti, di nuovo, con una certa prospettiva privilegiando il sostegno alla produzione, all’innovazione e alle esportazioni e uscendo dalla logica del sussidio;
– il rapporto Stato-Regioni: si avverte, in questo caso la necessità di un ripensamento strutturale per non dimenticare il Mezzogiorno e sfruttare l’esposizione delle regioni del nord verso nuove prospettive di crescita economica dell’economia europea;
– il terzo settore: si è imposto all’attenzione della pandemia spesso come supplente delle inefficienze dello Stato. Il Censis evidenzia la necessità di attribuirgli un nuovo ruolo, con maggiori responsabilità nel processo di ricostruzione sociale;
– il futuro: il Censis lascia intravedere una resistenza di fondo di un Paese che pur avendo mancato alcune occasioni di grande trasformazione “aspetta e sa di avere risorse, competenze, intuizione ed esperienza per ripensare e ricostruire a freddo i sistemi portanti dello sviluppo, che dal suo geniale fervore traspira rapido il nuovo”.