Questa mattina alle 09:30 si è aperta l’ultima udienza del processo per le morti da amianto al Teatro alla Scala.
Negli stessi momenti, dentro e fuori dal Tribunale si formerà un presidio composto da familiari delle vittime, amici e compagni delle vittime che, insieme alle associazioni Medicina Democratica, AIEA – Associazione Italiana Esposti Amianto -, Comitato Ambiente Salute Teatro alla Scala, Comitato per la difesa della Salute nei luoghi di lavoro e nel territorio e CUB info e spettacolo, si sono costituiti parte civile.
“Una strage insopportabile di lavoratori, artisti, musicisti, cantanti e tecnici – ha scandito Fulvio Aurora, responsabile delle vertenze giudiziarie di Medicina Democratica e Aiea – che purtroppo continua e per cui chiediamo giustizia, con condanne giuste e severe per i responsabili”.
Per poi aggiungere: “Da questo processo può venire un segnale importante, anche per l’alto valore simbolico del luogo, con una inversione di tendenza rispetto ad altri processi per morti da amianto nei luoghi di lavoro, finiti con l’assoluzione dei responsabili”.
“Ci auguriamo – ha concluso – che questo possa essere anche l’occasione per attuare un piano cittadino di bonifica complessiva dell’amianto”.
L’amianto alla Scala è costato la vita a dieci persone.
Gli imputati a processo sono quattro, un quinto è deceduto durante le diverse fasi del processo, con le accuse di omicidio colposo e negligenza per non aver provveduto al censimento, alla bonifica e alla messa al bando della sostanza cancerogena.
L’attenzione, in particolare, è puntata sulla gestione di una componente scenica chiamata pattona, una mole di lamiera di 17 metri per 12 foderata di stoffe in amianto, posizionata tra il palcoscenico e la sala che, a ogni movimento rilasciava le fibre di questa pericolosa sostanza che così si disperdevano in sala.
Questo fenomeno è stato ampiamente documentato dalle parti civili con tanto di denuncia per l’assenza di informazioni sui rischi per la salute, la mancanza di dispositivi di protezione, condizioni di lavoro non rispettose delle norme di sicurezza, gravissimi ritardi nelle bonifiche.
Riconosciuta la sua pericolosità, l’amianto è stato messo al bando nel 1992 con tanto di obbligo di bonifica dei luoghi in cui fosse presente.