Foglio di via per un anno con il divieto di entrare a Milano per Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione Palestinesi in Italia
Duro provvedimento quello preso nei confronti del presidente dell’API da parte del questore del capoluogo lombardo, Bruno Megale, a seguito di alcune dichiarazioni rilasciate da Hannoun durante il corteo di Milano del 18 ottobre scorso, per le quali era arrivata anche la denuncia da parte della Digos. Il provvedimento tra l’altro gli è stato notificato appena sceso dall’aereo che lo aveva riportato a Milano dopo aver partecipato all’ultima manifestazione organizzata nella Capitale dai proPal.

Negli ultimi mesi nelle maggiori città Italiane si sono svolte una serie di manifestazioni tutte unite dallo stesso obiettivo, sostenere il Pal. Queste iniziative hanno attirato l’attenzione dei media e della popolazione, evidenziando l’importanza del tema e la volontà dei cittadini di far sentire la propria voce. Un movimento che ha portato a una maggiore consapevolezza tra la popolazione, soprattutto quella studentesca, tra attivismo e lotta per i diritti civili, che nelle ultime settimane ha abbracciato la causa della popolazione della Palestina.
Duro provvedimento contro il presidente
“Tutte le rivoluzioni del mondo hanno le loro leggi. Chi uccide va ucciso, i collaborazionisti vanno uccisi. Oggi l’Occidente piange questi criminali, dicono che i palestinesi hanno ucciso poveri ragazzi. Ma chi lo dice che sono poveri ragazzi?”. Queste le parole pronunciate da Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione Palestinesi in Italia a margine dell’imponente manifestazione proPal che aveva attraversato Milano sabato 18 ottobre scorso.

Parole che, dopo essere state denunciate dalla Digos presente al corteo, hanno provocato un aspro dibattito tra le parti politiche e hanno poi portato il questore del capoluogo lombardo Megale a notificare un vero e proprio daspo da Milano “per istigazione alla violenza”, della durata di un anno, per il leader del movimento. Il decreto di allontanamento e non ritorno gli è stato consegnato appena sceso dall’aereo che da Roma lo portava a Linate, per partecipare alla manifestazione proPal in programma proprio nella Capitale.
La reazione politica
“Mi dispiace di questo atto di aggressione nei mie confronti mentre il nostro governo è complice diretto del genocidio a Gaza dove fornisce armi per sterminare i gazawi” ha detto Hannoun a caldo dopo aver ricevuto la comunicazione. “Dopo la tregua la resistenza palestinese, che ha pagato con il sangue, ha fatto giustizia, come in tutte le rivoluzioni del mondo” dei collaborazionisti. “Ho detto: chi la fa, l’aspetti. Tutto qua” ha concluso il leader dell’associazione che da Linate è stato costretto così a dirigersi verso Genova, dove vive con il figlio che era arrivato a prenderlo all’aeroporto milanese. Diverse ovviamente sono state le reazioni del mondo politico al provvedimento emesso nei suoi confronti.

Già durante una question time nei giorni scorsi, il ministro Piantedosi aveva rimarcato che Hannoun avrebbe “preso la parola per esprimere dichiarazioni a carattere ‘istigatorio’, sostanzialmente approvando i sanguinosi abusi commessi da miliziani di Hamas nei confronti di altri cittadini palestinesi ritenuti ‘collaborazionisti’ dell’esercito israeliano”. Anche il vicepremier Matteo Salvini ha voluto commentare sul suo account social la notizia, affermando di apprezzare il provvedimento preso perchè non ci deve “spazio a chi istiga all’odio e alla violenza“. Dura invece la presa di posizione della stessa Associazione dei Palestinesi in Italia nell’esprimere la piena solidarietà al proprio presidente, denunciando con fermezza ogni forma di repressione, di censura e di intimidazione.





