Il Comune dedica i giardini di via Montello a Lea Garofalo

Il Comune ha deciso di intitolare i giardini appena risistemati di via Montello a Lea Garofalo, la testimone di giustizia assassinata per essersi ribellata alla ‘ndrangheta.

I giardini si trovano di fronte allo stabile dove Lea viveva e poco distanti dal fortino del clan Cosco al quale apparteneva il suo compagno.
La commemorazione avviene a 7 anni dai funerali celebrati il 19 ottobre del 2013.

Alla cerimonia erano presenti il presidente del Consiglio Comunale di Milano Lamberto Bertolè, i rappresentanti di Libera e i tanti cittadini, compresi i volontari dell’associazione “Giardini in Transito” che da sette anni si prendono cura di questo spazio verde strappato alla ‘ndrangheta.
Facevano da sottofondo le stesse melodie scelte dalla figlia Denise in occasione dei funerali della madre.
“Questo è un luogo molto importante della nostra città: Via Montello, questo giardino, sono diventati luoghi della memoria della città di Milano – ha sottolineato Bertolè – luoghi attivatori di impegno e consapevolezza, per ricordare sempre che le cose che oggi ricordiamo sono avvenute davvero, ci sono passate accanto mentre noi conducevamo le nostre vite. La memoria deve essere qualcosa che ci rende più scomodo il ricordo”.

Nel 2002 Lea decise di iniziare la collaborazione con lo Stato e di testimoniare sulle faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco. Per questo suo gesto coraggioso, viene ammessa al programma di protezione che però si interrompe per due volte. In un caso perché non viene più ritenuta una testimone attendibile e un altro per la stessa volontà di Lea.
In questo lasso di tempo si era trasferita a Campobasso con la figlia e qui era riuscita a sfuggire ad un tentativo di rapimento da parte dell’ex compagno.
Nel 2009, quando Lea ha ormai rinunciato al programma di protezione, accetta di rivedere di nuovo Cosco.
Il motivo per incontrarsi è parlare dell’avvenire di Denise ma in quell’appartamento di Milano, dove Lea nel frattempo era tornata a vivere, c’era anche un altro uomo vicino alla cosca che la uccise.
Era il 24 novembre.
Il corpo viene poi trasportato nel quartiere San Fruttuoso di Monza e dato alle fiamme.

Le indagini sulla sua scomparsa partono in fretta e già nel 2010 buona parte degli uomini del clan Cosco finisce agli arresti. Al processo partecipa anche Denise che, nel frattempo, aveva deciso di testimoniare contro il padre.
Le indicazioni per il ritrovamento di ciò che rimane di Lea, ormai ridotta a poche centinaia di ossa, risalgono al 2012.

L’anno successivo si celebrano i funerali. Le ossa ritrovate entrano in una piccola cassetta portata dall’allora sindaco di Milano Giuliano Pisapia.

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