Amianto al Teatro alla Scala: assoluzione per tutti gli imputati

Il giudice Mariolina Panasiti ha assolto gli imputati a processo per il caso amianto al Teatro alla Scala utilizzando la formula “il fatto non sussiste”.

Si è concluso così, dopo un’ora di camera di consiglio, il procedimento la cui udienza era iniziata questa mattina alle 09:30 e che coinvolgeva quattro ex dirigenti a giudizio per il reato di omicidio colposo.
Al centro dell’inchiesta c’era la responsabilità del Teatro per la morte di una decina di lavoratori, tra tecnici, operatori e cantanti come nel caso di Luciana Patelli, deceduti per patologie riconducibili alle fibre di amianto ben oltre la sua messa al bando nel 1992.

L’udienza, che si era aperta in un clima di generale tensione e con grandi aspettative delle parti civili – le associazioni Medicina Democratica, Associazione Italiana Esposti Amianto, il Comitato Ambiente Salute Teatro alla Scala, il Comitato per la difesa della Salute nei luoghi di lavoro e nel territorio e CUB info e spettacolo – si è chiusa tra quanti, soprattutto tra i parenti delle vittime, hanno gridato “Vergogna”.

“Sono stati uccisi per la seconda volta” – queste le parole di Michele Michelino, del comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio -. “Questi lavoratori sono stati messi a lavorare in condizioni inadeguate, senza misure di protezione, eppure per il Tribunale il fatto non sussiste. Invece sono morti perché i datori di lavoro non hanno rispettato le misure di sicurezza”.

Prima del pronunciamento della sentenza, avevano preso la parola accusa e difesa. Per il pm Maurizio Ascione, che aveva chiesto condanne dai 2 ai 7 anni, il Teatro e i dirigenti non potevano ignorare le norme per lo smaltimento dell’amianto e cosa andasse fatto a tutela di quanti lavoravano in teatro.
Marco De Luca, in rappresentanza della Fondazione Teatro alla Scala aveva escluso, per contro, ogni negligenza in materia da parte del teatro per il quale la sentenza ha dunque escluso la responsabilità civile.

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