Lo si può definire ‘artivista’, con un parola che unisce ‘artista’ e ‘attivista’, nel solco di quell’attitudine che guida una certa corrente dell’arte contemporanea e che non vede l’arte solo come espressione estetica ma anche come mezzo di cambiamento del Mondo. Una pratica che mescola e confonde la creazione di nuove immagini o artefatti con l’impiego di immagini od oggetti esistenti, ai quali si vuole cambiare significato secondo un certo fine.
Un modo di agire che caratterizza anche una forma di ribellione civile e creativa simile all’Adbusting (qui la nostra rubrica di approfondimento su questo tema).
Beast, del quale non si conosce l’identità, ha una lunga attività alle spalle, sempre a tema politico, con la quale ha ripetutamente invaso le strade cittadine posizionando di notte le sue opere in luoghi pubblici, destinati a “ridestare” il pensiero e la capacità critica dei passanti.
L’ultima azione intrapresa da Beast si è materializzata ieri mattina in alcune zone del centro (corso Garibaldi, corso Italia, piazza della Scala, Sant’Ambrogio) sotto forma di fotomontaggi, applicati sopra ai tradizionali pannelli pubblicitari stradali, che raffigurano il volto di alcuni politici “imprigionati” in corpi di donne anziane in biancheria. Gli slogan scritti vicino alle foto (Alive and kickin’ cioè ‘vivo e vegeto’, oppure Need Politics? ovvero ‘La politica serve?’) chiariscono il cuore della sua critica: l’autopromozione e la persistenza di certi politici secondo l’artista, che li vede come vecchie seduttrici. Visione che in questo modo ha voluto condividere con il pubblico.