Una bottiglia di vino da due euro adeguatamente “travestita” ha vinto un concorso internazionale. Com’è stato possibile?
Il valore effettivo di un bene non è dato dal suo costo. La prova è stata fornita al concorso Gilbert & Gaillard International Wine Competition.
La qualità del vino dipende da una molteplicità di fattori. La varietà dell’uva, la zona di provenienza, la limpidezza, il grado di maturazione. Tante caratteristiche che insieme permettono di valutare il vino e definirne il valore. Spesso tendiamo ad associare una maggiore qualità al prezzo di vendita. Siamo portati a farlo pensando che il costo maggiore sia legato proprio ad una qualità superiore degli ingredienti. Eppure è stato dimostrato che a volte ciò che sembra povero e poco appetibile è in realtà il pezzo migliore di una collezione.
Chi avrebbe mai pensato che un vino del supermercato acquistato a meno di tre euro avrebbe potuto sbaragliare la concorrenza in un importante concorso di vini internazionale? Invece è accaduto. Quello che sarebbe dovuto essere uno scherzo si è rivelato un risultato inaspettato.
La trasmissione belga On n’est pas des pigeons ha architettato uno scherzo che facciamo fatica a capire se sia riuscito o meno. Il team del programma ha comprato una bottiglia tra le più scadenti e dal prezzo basso in vendita al supermercato Delhaize.
Un costo di 2,50 euro. Il vino è prodotto da vinacce pressate con aggiunta di acqua e zucchero. Difficile definire una tale bevanda “vino” e paragonarla ad un Amarone, al Barbera o al Bordeaux.
Eppure una bottiglia camuffata con etichetta fitta di una cantina inesistente (Le Chateau Colombier) è stata inviata al concorso spendendo 50 euro di quota di partecipazione. Gli ideatori dello scherzo hanno scelto Gilbert et Gaillard perché danno medaglie ogni tre mesi e pretendono come controllo un’autoanalisi del proprio vino per indicarne le caratteristiche (livello di alcol e zucchero ad esempio). Indicazione facilmente alterabile.
Insomma, il finto vino da 2,50 euro ha vinto il premio come miglior vino tra i concorrenti. I giudici lo hanno reputato di ottimo livello, un rosso granato brillante che combina frutta e nocciola, ribes e rovere discreto. Al palato è soave, ricco e nervoso e i profumi sono giovani e puliti. Com’è possibile? O i giudici avevano assaggiato troppi altri vini ed erano ubriachi oppure anche un vino che neanche si dovrebbe chiamare in questo modo può ingannare i professionisti sommelier.