Il sistema di welfare italiano prevede da decenni forme di sostegno economico per le persone con disabilità, tra cui spicca l’indennità di accompagnamento come misura fondamentale per garantire dignità e autonomia.
Questa prestazione assistenziale, erogata mensilmente dall’INPS, non dipende dal reddito del beneficiario e rappresenta un aiuto concreto per chi affronta quotidianamente limitazioni fisiche o psichiche invalidanti. Negli ultimi anni, tuttavia, l’interpretazione dei requisiti necessari per accedere a tale beneficio ha generato un ampio contenzioso tra cittadini e istituzione previdenziale.
Le questioni più dibattute riguardano proprio la definizione di “impossibilità a deambulare autonomamente”, criterio che ha portato a numerosi dinieghi poi ribaltati in sede giudiziaria. Recentemente, una pronuncia della Corte di Cassazione ha chiarito in modo definitivo un aspetto cruciale, ampliando significativamente la platea dei beneficiari e introducendo un principio interpretativo che rivoluziona l’approccio alla valutazione della disabilità motoria.
Con la sentenza numero 28212 del 24 ottobre 2025, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio giuridico destinato a modificare radicalmente la valutazione delle domande di indennità di accompagnamento. I giudici supremi hanno equiparato la necessità di supervisione continua all’impossibilità effettiva di deambulare autonomamente, riconoscendo che anche chi tecnicamente può camminare ma necessita della presenza costante di un’altra persona per evitare cadute o incidenti ha diritto all’indennità.
Il caso esaminato riguardava un richiedente con documentazione medica che attestava “andatura a piccoli passi”, “elevato rischio di cadute” e necessità di “supervisione in tutte le attività quotidiane che comportano spostamenti”. La Corte ha chiarito che la supervisione continua implica l’impossibilità di svolgere l’attività in autonomia, superando una lettura restrittiva che per anni ha penalizzato migliaia di persone.
Questo orientamento giurisprudenziale obbliga ora l’INPS a rivedere i propri criteri valutativi, considerando non solo l’impossibilità fisica di camminare ma anche tutte quelle condizioni che richiedono la presenza costante di un accompagnatore per ragioni di sicurezza. L’importo mensile dell’indennità è stato aggiornato a 542,02 euro dal gennaio 2025, per un totale annuo di 6.504,24 euro, cifra che prescinde completamente dal reddito del beneficiario.
Per accedere all’indennità di accompagnamento è necessario seguire un percorso amministrativo ben definito che inizia con la richiesta del certificato medico introduttivo al proprio medico di base. La redazione accurata del certificato medico rappresenta l’elemento cruciale per il successo della domanda, poiché deve contenere dichiarazioni esplicite sulla condizione di non autosufficienza utilizzando formulazioni precise. Il medico deve specificare se il paziente è “impossibilitato a deambulare” oppure se “necessita di assistenza continua non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita”.
Alla luce della recente sentenza, anche l’attestazione di necessità di supervisione continua dovrebbe essere considerata sufficiente. Il certificato, che ha un costo compreso tra 50 e 100 euro e validità di 90 giorni, deve includere dati anagrafici completi, descrizione dettagliata della patologia e eventuali esami strumentali.