Chiara Ferragni sembra essere in caduta libera. La nota imprenditrice digitale potrebbe veder distrutto il suo impero. L’inchiesta.
Un sogno cominciato da adolescente, più di dieci anni per costruire un’immagine e una credibilità che potrebbero scomparire in poche settimane. È quello che sta succedendo a Chiara Ferragni: dopo l’affaire Balocco e la pratica commerciale scorretta a scopo benefico rilevata dall’Antitrust sui pandori, si è cominciato a parlare di possibile “sistema”.Vale a dire un iter che Ferragni e le proprie società avrebbero riproposto in maniera ciclica nel corso dei vari accordi intrapresi con le aziende.
Tradotto: nell’ipotesi accusatoria, da verificare e chiarire, ci sarebbe il sospetto che l’imprenditrice concordasse prima quanto devolvere in beneficenza e il resto se lo sarebbe spartito con le società e le aziende dolciarie coinvolte. Se nel caso dei pandori tutto questo è acclarato, con l’Antitrust pronto a scoccare una multa da un milione di euro (decisione che i legali dell’imprenditrice sono pronti a impugnare), il resto va contestualizzato e analizzato.
Ci sono, per il momento, delle supposizioni e delle (presunte) accuse che potrebbero diventare presto formali. In primis c’è la questione legata alle uova di Pasqua con Dolci Preziosi, in secundis emerge una nuova e possibile distribuzione fallace. Quella che riguarda le bambole di Chiara Ferragni a edizione limitata. Merce che, secondo gli accordi, avrebbe dovuto sostenere le cause di Stomp Out Bullyng: l’associazione si occupa di lotta all’omofobia e alla discriminazione.
I prezzi, secondo l’indagine portata avanti dal Procuratore aggiunto Eugenio Fusco, sarebbero stati modificati proprio per consentire eventuale distribuzione alterata. Significa aver avuto un guadagno da distribuire diversamente rispetto alla media degli incassi pattuiti. Beneficenza con il contagocce. Questa possibilità, naturalmente, fa crollare a picco la credibilità dell’imprenditrice. Un’accusa da evitare, il team di legali è già al lavoro.
Chi lavora alacremente, però, è anche la Guardia di Finanza che portando avanti le indagini avrebbe notato il possibile coinvolgimento in questa “macchina del raggiro” del cachet di Sanremo scorso. La Ferragni ha partecipato come co-conduttrice e ha scelto di devolvere i suoi compensi in beneficenza. Stavolta a Di.Re (Donne in Rete contro la Violenza). In Rete, per il momento, ci finisce solo lo sdegno dei follower che non sembrano perdonare la donna anche se le inchieste sono ancora in corso, quindi niente è davvero stabilito.
Tanto basta, tuttavia, per alimentare i sospetti e l’analisi fatta dal quotidiano La Verità porta Il Giornale a compiere un’altra stima: “Se la credibilità della Ferragni è messa a dura prova in questo modo, rischia di perdere gran parte del proprio fatturato annuale”, si legge sul quotidiano. Il danno economico, per il momento, dopo il caso Balocco, ammonta a 5 milioni di euro. Le perdite, tuttavia, non sembrano essere ancora finite: gli sponsor sono in fuga. Dopo Stafilo, anche Coca Cola sospende la collaborazione con Chiara Ferragni. L’imprenditrice è sempre più sola.
Proprio per questo non parla più direttamente, come ha fatto nel video di scuse che ha registrato più di 100.000 commenti sui social, ma si affida ai suoi legali e alle relative società. Dopo quanto apparso sui quotidiani, la TBS Crew Srl prende posizione specificando che i proventi sono stati donati all’associazione attraverso modalità in linea con quanto comunicato su Instagram e diffuso successivamente. Nello specifico – precisa anche la società con una nota – i ricavi avvenuti in quell’occasione sono stati donati all’associazione indicata nel luglio 2019 al netto delle commissioni di vendita da spartire con il provider che, all’epoca, gestiva la piattaforma e-commerce.
La società conclude, infine, che le vendite sono avvenute esclusivamente attraverso la piattaforma e-commerce e non su altri canali gestiti da terzi. Chiara Ferragni, stando a quanto affermato dalla società, continuerà a battersi per cause simili anche perchè lei si sente vittima di un sistema che ci vorrebbe tutti “troppo belli, intelligenti e famosi”. La nota imprenditrice, poi, conclude il comunicato della società con una frase: “Non permettete a nessuno di farvi credere che non siete abbastanza. Mai!”.