La Cassazione mette un punto definitivo agli affitti in nero, rendendo di fatto impossibile la procedura con una specifica.
Un dettaglio che cambia però tutto, per chi affitta ma anche per chi ha un immobile locato o vuol porre in affitto il proprio e ha quindi bisogno della relativa documentazione. Con questa nuova decisione la legge diventa una botte di ferro, non c’è modo per prescindere dalla registrazione del contratto.
Questo soprattutto laddove sia inquilino che affittuario vogliano essere tutelati. Venire meno a ciò che prevede la legge non va solo a smettere di tutelare chi affitta casa, anzi, in alcuni casi a pagarne il prezzo paggiore è proprio la persona che loca l’immobile.
Affitto casa in nero: cosa dice ora la legge
Una nuova sentenza della Corte di Cassazione sta facendo discutere, aprendo una nuova questione sul mondo degli affitti e, in special modo, ciò che riguarda quelli in nero. L’ordinanza è la numero 8969 e risolve in via definitiva la questione dei contratti di affitto e della loro registrazione ufficiale.
La questione era fonte di numerosi dubbi, in particolare, laddove un soggetto vada a stipulare un contratto di affitto e poi ne determini un secondo con lo stesso inquilino, con due canoni diversi, quale prevale? La Cassazione oggi dispone che sia sempre il primo ad avere effetto e non il secondo. Un esempio pratico chiarisce sicuramente la questione. Un soggetto affitta un appartamento per un affitto mensile di 800 euro, di questi registra solo 200 euro come corrispettivo legale, tiene i 600 euro a nero.
Dopo due anni l’inquilino non paga più l’intera somma, a quel punto il proprietario fa un secondo contratto da 800 euro, per avere poi la capacità di sfrattare il suddetto inquilino dalla casa. Con un affitto pagato di 200 euro, corrispondenti a quello che viene dichiarato all’Agenzia delle Entrate, l’inquilino davanti alla legge non commette alcun impedimento. Sta pagando quanto riportato, non altro. Laddove si cerchi quindi di ottemperare alla questione con una registrazione differente tardiva questa non ha validità.
Questa Sentenza è stata emessa proprio per non dare seguito ad eventuali condizioni di questo tipo. Se si vuole procedere ad un aumento normale infatti è doveroso seguire l’iter e la procedura prevista da legge. Entro la scadenza del contratto è possibile solo fare un adeguamento all’inflazione, quindi minimo. Successivamente bisogna invece procedere con una riscrittura per modificare i costi. Registrare secondariamente una documentazione non ha valore.
Quindi, laddove poi la persona voglia sfrattare l’inquilino, dovrà procedere per altre vie e secondo altre modalità perché quella preposta non è attuabile. Di fronte alla legge il soggetto che detiene l’immobile sta saldando quanto richiesto e non c’è leva su cui è possibile avere ragione. Diverse sono le altre fattispecie, con le lunghe procedure del caso.