La Corte d’Assise di Milano ha condannato a 20 anni Riccardo Chiarioni che ancora minorenne sterminò la sua famiglia con 108 coltellate. I giudici hanno escluso il vizio di mente: il ragazzo era pienamente capace di intendere e volere. La comunità di Paderno resta sconvolta.
Un crimine tanto efferato quanto difficile da capire. Per lo meno se si seguono le logiche di un fatto di cronaca che presuppone un movente, qualcosa che abbia un minimo di logica.

Era la notte tra 31 agosto e 1 settembre 2024 quando Riccardo Chiarioni, un ragazzo di 16 anni, primogenito di una famiglia del tutto normale, massacrò con 108 coltellate la madre, il padre e il fratello minore nella villetta di famiglia di Paderno Dugnano.
Riccardo Chiarioni condannato a venti anni
A distanza di poco meno di un anno da quella notte di sangue, è arrivata la sentenza della Corte d’Assise del Tribunale per i minorenni di Milano: 20 anni di carcere, il massimo della pena prevista dalla legge per un minorenne, considerando anche lo sconto di pena di un terzo del totale per l’ammissione di colpa. Ma a fare discutere è la decisione da parte della corte l’esclusione totale del vizio di mente.
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Il ragazzo, che oggi è maggiorenne, è stato giudicato capace di intendere e di volere al momento dei fatti. Una decisione pesante, arrivata al termine di dieci ore di camera di consiglio e di un processo complesso, durante il quale sono state vagliate numerose perizie psichiatriche. Nessuna ha confermato la tesi della difesa secondo cui l’omicida fosse affetto da una grave patologia mentale.
La dinamica della strage di Paderno Dugnano
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nella notte del massacro il giovane attese che i familiari si addormentassero per poi agire con inaudita ferocia. Con un coltello da cucina colpì a morte prima il fratellino di 11 anni, che gli dormiva a poca distanza: poi il padre e la madre, allarmati dalle urla del piccolo. Tutto avvenne nel giro di pochi minuti.
Subito dopo fu proprio Riccardo a chiamare i carabinieri. I militari lo avevano trovato seduto sul bordo del marciapiede davanti alla villetta di famiglia, sporco di sangue e con il coltello ancora in mano. Il ragazzo inizialmente aveva detto che a compiere la strage era stato il padre: ma dopo pochi minuti dopo aveva confessato.
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Nel corso delle indagini, emersero elementi inquietanti. Il ragazzo aveva pianificato la strage nei giorni precedenti, documentandosi in rete su come colpire senza lasciare scampo. Aveva anche scritto in un quaderno alcuni pensieri che lasciavano trasparire un malessere profondo e una rabbia repressa verso i genitori, accusati di essere soffocanti: “Volevo sentirmi libero, volevo essere immortale, ma per riuscirci loro dovevano morire….”

Riccardo Chiarioni, le motivazioni della sentenza
“Lucido, organizzato, consapevole”. Così lo hanno definito i giudici nel dispositivo della sentenza. La Corte ha ritenuto che il giovane avesse piena capacità di intendere e volere, rigettando la richiesta di semi-infermità mentale avanzata dalla difesa. Determinante è stata la perizia condotta da un collegio di esperti nominato dal Tribunale: nessun disturbo psichiatrico grave, ma tratti narcisistici e antisociali.
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La pena di 20 anni, la più alta prevista dalla giustizia minorile, verrà scontata inizialmente in un istituto penitenziario minorile, all’interno del quale il giovane dovrà rispettare un percorso di recupero psicologico. I giudici hanno infatti disposto anche una lunga terapia obbligatoria. Il trasferimento nel carcere ordinario avverrà solo al compimento dei 21 anni.
Reazioni e ferite aperte
La sentenza ha suscitato forti emozioni a Paderno Dugnano, dove la famiglia Chiaroni era molto conosciuta e benvoluta. Il padre, Luca, era un dipendente comunale; la madre, Paola, insegnava in una scuola primaria; il piccolo Tommaso frequentava la prima media. La comunità ha seguito il processo con rispetto e silenzio, ma anche con dolore profondo per quanto composto.
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“Non c’è giustizia che possa lenire una simile tragedia. Oggi usciamo tutti sconfitti da questa vicenda…” ha detto con un filo di voce il nonno di Riccardo presente in aula. I due nonni dopo la lettura sentenza hanno abbracciato il nipote.
Il Comune di Paderno Dugnano ha confermato che nei prossimi giorni verrà piantato un albero in memoria delle vittime nel giardino della scuola frequentata da Tommaso.
Una storia che interroga tutti
Il caso Chiaroni lascia aperte molte domande. Come può un ragazzo così giovane arrivare a concepire e compiere una strage? Quali segnali sono stati sottovalutati? Gli esperti parlano di una personalità disturbata ma capace di camuffare ogni disagio, celando rabbia e disprezzo sotto una maschera di apparente normalità.
Il Tribunale ha scelto di rispondere con la fermezza, ma anche con un richiamo all’importanza della prevenzione e dell’ascolto. Il giudice minorile ha auspicato una riflessione sul ruolo della scuola, delle famiglie e dei servizi territoriali nel riconoscere i segnali del disagio giovanile. Una condanna che non cancella il dolore di un’intera comunità.