Momento difficile per Chiara Ferragni dopo lo scandalo del pandoro Balocco griffato con il suo marchio: le novità sulle indagini della Guardia di Finanza. Ecco cosa emerge. Anche la Procura di Prato apre un fascicolo.
Al momento la Procura di Milano ha avviato una inchiesta, pur senza alcun indagato. Il blitz della Guardia di Finanza punta ad accertare eventuali reati commessi, da qui la decisione di avviare una inchiesta di tipo esplorativo.
Con l’istruttoria della procura, infatti, l’Antitrust ha raccolto del materiale che diventerà oggetto di valutazione, da parte della Guardia di Finanza, poi la consegna agli inquirenti. Soltanto dopo, infatti, si deciderà se iscrivere qualcuno nel registro degli indagati.
Bisogna eventualmente stabilire chi iscrivere e con quale tipologia di reato, ammesso che ci sia la necessità di farlo. Al momento l’Antitrust ha commutato una multa, ma sulla vicenda specifica Chiara Ferragni ha già annunciato di voler presentare ricorso. L’associazione dei consumatori ha pubblicato una nota, spiegando i motivi per i quali ci sarebbero questi ostacoli.
Secondo l’Antitrust, infatti, l’azienda Balocco e Chiara Ferragni avrebbero “fatto intendere ai consumatori che acquistando il pandoro ‘griffato’ Ferragni avrebbero contribuito a una donazione all’ospedale Regina Margherita di Torino. La donazione, di 50mila euro, era stata invece già effettuata dalla sola Balocco mesi prima, mentre le società riconducibili a Chiara Ferragni hanno incassato dall’iniziativa oltre 1 milione di euro“, si legge.
Una vicenda ancora avvolta da tanti punti irrisolti e dalle polemiche che vanno avanti ormai da diverse settimane a questa parte. Nessun commento social da parte dell’imprenditrice digitale, ma la tensione è palpabile in seguito allo scivolone sulla delicata questione della beneficenza.
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L’autorità ha contestato alle tre società di non aver attuato una pratica commerciale corretta nella pubblicizzazione del pandoro Pink Christmas griffato Chiara Ferragni. Avrebbero lasciato intendere ai consumatori che l’acquisto sarebbe servito per un nuovo macchinario per “cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing“. Sta di fatto che le società Fenice e Tbs Crew avrebbero incassato per la licenza dei marchi di Chiara Ferragni la cifra di oltre un milione di euro, ma senza versare denaro al Regina Margherita.
Attraverso le pratiche scorrette si è ribadito che con l’acquisto del pandoro di oltre 9 euro, anziché quello da meno di 4 euro, i consumatori avrebbero contributo ad una donazione. E proprio su questo che si stanno concentrando gli inquirenti. Non si tratta della prima volta visto che a Pasqua 2022, infatti, sarebbe avvenuta la stessa cosa con le uova di cioccolato. Sarebbe stato diffuso “tramite il cartiglio apposto su ogni singolo pandoro, informazioni idonee ad avvalorare la circostanza – non vera – che l’acquisto del prodotto avrebbe contribuito alla donazione pubblicizzata“, si legge.
Nei nuovi sviluppi giudiziari sul Pandoro gate e Chiara Ferragni anche la procura di Prato dopo l’esposto del Codacons ha deciso di aprire un fascicolo conoscitivo. Anche in questo caso come già a Milano e cuneo si tratta di un modello 45 ovvero senza indagati nè ipotesi di reato. La Procura toscana ha sottolineato che approfondire l’inchiesta è un atto dovuto dopo la richiesta formale di indagare presentata a oltre 100 procure italiane dall’associazione che tutela i consumatori.