Il binge eating, disturbo da alimentazione incontrollata, sta ormai colpendo più di 600mila italiani. Un congresso in Lombardia ha lanciato l’allarme. Tutti i dettagli.
Nasce da un disagio psicologico profondo, può portare all’obesità ed in Italia ha superato per frequenza anoressia e bulimia. Parliamo del binge eating, un disturbo da alimentazione incontrollata che colpisce oltre 600mila persone nel nostro Paese.
La problematica è stata al centro del VII congresso della Società italiana di riabilitazione interdisciplinare disturbi alimentari e del peso (Siridap) che si è svolto il 14 e 15 novembre a Varese. Il binge eating è una condizione in forte aumento, che riguarda più del 20% dei 3 milioni di pazienti con diagnosi da un disturbo del comportamento alimentare e che, in molti casi, conduce all’obesità con gravi complicazioni fisiche.
“Mi dicevano che dovevo solo mangiare meno, ma io non riuscivo neanche a respirare nel mio corpo”. Dopo anni di diete fallite e crisi di alimentazione compulsiva, Sara (nome di fantasia), 27 anni, è arrivata al centro di eccellenza convenzionato con il Servizio sanitario nazionale per la cura dei disturbi alimentari, Villa Miralago. Nel suo percorso ha scoperto che il problema non era la forza di volontà, ma il dolore emotivo che cercava di anestetizzare con il cibo.
La diagnosi precoce diventa fondamentale ai fini dell’efficacia delle terapie e per prevenire ulteriori patologie correlate all’eccesso di peso. A puntare i riflettori sull’obesità come “spia” del binge eating sono stati gli esperti della Fondazione Ananke. Il convegno ha visto riuniti i massimi esperti italiani in materia di disturbi alimentari: psichiatri, psicoterapeuti, medici, ricercatori, associazioni di familiari e rappresentanti dell’Istituto superiore di sanità e delle principali fondazioni di ricerca.
“La storia di Sara apre una riflessione più ampia: quando l’obesità non è solo una questione di calorie o di volontà, ma spesso una manifestazione clinica del binge eating, una patologia che unisce fattori psicologici, biologici e ambientali. – ha spiegato Alessandro Raggi, psicoterapeuta e vicepresidente della Fondazione Ananke – Il disturbo si manifesta con abbuffate ricorrenti, accompagnate dalla sensazione di perdita di controllo e senza comportamenti compensatori (come vomito o uso di lassativi)”.
Gli ultimi dati del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità confermano un aumento costante dei casi e una crescita significativa delle diagnosi di binge eating, oggi frequentemente associato a obesità di origine psicogena. L’aumento delle richieste di cura ha riacceso il dibattito sulla necessità di riconoscere il binge eating come patologia cronica nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), accanto all’obesità già definita malattia cronica dalla recente Legge Pella.
“È urgente superare l’idea che l’obesità sia solo una questione di educazione alimentare. – ha puntualizzato Eugenia Dozio, responsabile dell’area Nutrizione di Villa Miralago – Nei casi a base psicologica, l’intervento deve essere terapeutico e multidisciplinare, non prescrittivo”. “Quando ho capito che non era una questione di volontà, ma di dolore emotivo, è cambiato tutto”, ha concluso Sara.