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Cultura e Spettacolo

Giorgio Gaber, Ombretta Colli e Milano: una storia di amore e di’arte

In questi giorni Milano ricorda il compleanno di Giorgio Gaber, che sabato avrebbe compiuto 86 anni, un artista che, come pochi altri, ha saputo illustrare il rapporto con la città che gli diede in natali ma che soprattutto lo ispirò

Sabato 25 gennaio Giorgio Gaber avrebbe festeggiato 86 anni. In realtà lo abbiamo salutato per l’ultima volta nel 2003 a Capodanno. Si spense nella splendida casa di Camaiore, il suo buen retiro con la moglie, Ombretta Colli e i loro cani dopo una lunga malattia che non gli aveva impedito di andare in scena quanto più possibile, di scrivere e leggere.

Giorgio Gaber sul palco: il 25 gennaio era il suo compleanno – Credits ANSA (milano.cityrumors.it)

Nato a Milano a pochi passi da corso Sempione, Giorgio Gaber non solo ha rappresentato lo spirito di Milano, ma ne ha anche fatto un simbolo delle sue opere che sia nella sua parte più ludica e cabarettistica che in quella più impegnata e critica lasciava trapelare in modo evidentissimo.

Giorgio Gaber, Milano e Ombretta Colli

Con Ombretta Colli, sua moglie e compagna di vita, ha condiviso un legame che ha intrecciato arte, amore e impegno. Gaber è stato profondamente influenzato dalla sua città natale che ha vissuto con estremo amore, ma anche con senso critico. Affrontandone i degradi e disuguaglianze ma anche la sua straordinaria socialità in un momento di profonda trasformazione industriale prima e culturale poi.

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La sua musica e il suo teatro riflettono le contraddizioni e il dinamismo di Milano, una città che lui ha sempre considerato casa. Dai primi passi come chitarrista fino alla rivoluzione del teatro canzone, Gaber ha tratto ispirazione dalla cultura milanese, rendendola parte integrante delle sue opere.

Milano è anche il luogo dove Gaber ha scoperto la sua vocazione artistica. Il Teatro Lirico, che oggi porta il suo nome, rappresenta uno dei punti salienti della sua carriera. Milano lo volle dedicare a lui quando, nel 2021, il teatro ha finalmente riaperto i battenti dopo oltre venti anni di abbandono e inattività.

Giorgio Gaber e Milano… “poco incoraggiante”

Giorgio Gaber diceva che la chiusura di alcuni punti di riferimento di Milano era uno dei suoi motivi di profonda amarezza e riflessione sulla città: “Milano è cambiata tanto – aveva dichiarato in una delle sue ultime interviste nel 2001 a chi scrive – non necessariamente in meglio. Se ripenso al periodo in cui all’inizio della mia carriera bastava entrare in un’osteria o in un bar e chiedere di cantare e nessuno ti avrebbe mai detto di no, è cambiato davvero tutto. Gli spazi di espressione erano molteplici: più ruspanti ma anche più generosi. Ed è per questo che qui è nato così tanto cabaret, così tanto teatro, così tanta musica. Le cose vanno incoraggiate. Milano credo che oggi sia poco incoraggiante…”

Gaber e il rock and roll milanese

A Milano Giorgio Gaber ha iniziato a produrre musica giovanissimo avvicinandosi naturalmente a quella che almeno all’inizio della sua carriera era la sua grande passione. Ci scherzava sopra proponendo un segmento all’inizio dei suoi show teatrali proponendo la sua prima canzone assoluta: “Qualcuno sostiene che era meglio prima quando eravamo tutti un po’ più scemi” disse parlando di Ciao ti dirò, brano scritto nel 1958, scanzonata canzone nella quale superava l’ansia del primo appuntamento dicendo semplicemente Ciao e ballando davanti al microfono in modo snodatissimo.

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Il brano, eseguito con i Rolling Crow con cui Gaber si esibiva molto spesso nei locali tra Navigli e centro storico, sarebbe diventato un classico anche del repertorio di Enzo Jannacci e Adriano Celentano.

La svolta con i testi più impegnati e il teatro canzone sarebbe arrivata qualche anno più tardi anche su ispirazione di quanto le riflessioni su Milano gli suggerivano. E a incoraggiare la sua transizione fu proprio la moglie, Ombretta Colli.

Giorgio e Ombretta

Ombretta Colli è stata una figura centrale nella vita di Giorgio Gaber. Il loro incontro, inizialmente professionale, si trasformò presto in una relazione profonda e duratura. La conobbe per uno scatto di copertina di uno dei suoi primi dischi. Ooi la incontrò casualmente a Roma e le chiese di uscire.

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Era il 1965: “Intelligente, ironica, simpatica, chiacchierona, una vera artista. Sembrava capire quelle che erano le cose che avrei voluto fare e mi incoraggiò anche quando tutto il mondo mi diceva il contrario. Quando le feci ascoltare le prime cose mi disse semplicemente di andare avanti. Mi bastò quello. Su alcune canzoni ebbe lei l’ultima parola. E a mente fredda concludevo che come sempre aveva ragione. La politica? Ombretta è sempre stata una donna impegnata, e in lei ho sempre visto una notevole onestà intellettuale che credo abbia espresso nel suo impegno politico nelle amministrazioni locali. Certo, quando si è presentata con Berlusconi molti non mi hanno rivolto la parola, pensavano che avrei dovuto prendere le distanze. Io, canto e scrivo di libertà e impongo a mia moglie da tutta la vita delle scelte? Non scherziamo…”

Il primo appuntamento

Ombretta Colli e Giorgio Gaber raccontavano spesso il loro primo appuntamento: “Lui era a Roma per alcuni spettacoli, andammo a una festa. Io dormivo da una parte e lui da un’altra. Cominciò a chiamare gli amici alle due del mattino per sapere dove stavo. Poi mi invitò a cena. Ma pagai io: aveva lasciato in albergo il portafoglio…” aveva detto la Colli qualche anno dopo la morte di Gaber, anticipando alcuni temi dello splendido libro Chiedimi chi era Gaber.

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Ombretta aveva 20 anni, era reduce da un secondo posto alle spalle di Stefania Sandrelli a Miss Italia, ed era bellissima: “Io ero…. Interessante” scherzava Gaber.

Il loro matrimonio nel 1965 segnò l’inizio di una partnership che avrebbe attraversato momenti di gioia ma anche di difficoltà: “Il momento più bello? Quando nostra figlia Dalia ci disse che aspettava un bimbo. Io e Ombretta ci siamo emozionati e guardati negli occhi come per dirci ‘bel lavoro’…”

Gaber, Milano come musa

Milano non è stata solo il luogo natale di Giorgio Gaber, ma anche una musa costante per la sua arte. Le sue canzoni, come La ballata del Cerutti, scritta – pare – sulla scalinata della Statale, e Com’è bella la città, annotata su un quaderno dopo un giro in auto alle cinque della mattina tra Lambrate e i Navigli.

Gli archivi digitali di Giorgio Gaber

Anche dopo la sua scomparsa, Milano continua a celebrare Gaber attraverso eventi e iniziative, mantenendo viva la sua eredità culturale. La targa commemorativa sulla sua casa natale in via Londonio è solo uno dei tanti tributi che la città ha dedicato al suo artista prediletto.

Proprio in questi giorni la Fondazione Gaber, diretta dalla figlia Dalia, ha arricchito il proprio archivio digitale di quattro ore di riprese tratto da uno dei capolavori assoluti di Gaber, Le Storie del Signor G, uscito a teatro nel 1991. Tutto è visibile sul sito della fondazione insieme al materiale raccolto dalla scomparsa dell’artista a oggi.

Stefano Benzi

Sono nato a Genova ma vivo da più di trent'anni a Milano dove da sempre mi occupo di informazione. Sono giornalista professionista dal 1988 con molte esperienze in TV. Ho diretto Eurosport, Sportitalia, lavorato per Sky, Antenna 3 Lombardia. Poi radio (RTL 102.5) e ho scritto per numerose agenzie, quotidiani e innumerevoli siti. Adoro il mio lavoro, continuo a studiarne evoluzione e sviluppi occupandomi di sport, spettacolo, cronaca italiana ed estera. La mia grande passione da sempre è la musica.