Prosegue il tour che Cristiano De André dedica interamente alla memoria e alla immensa opera del padre Fabrizio, due ore di ricordi ed emozioni
Con tutto il rispetto per chiunque abbia interpretato, omaggiato, cantato e in qualche modo riportato alla luce l’immenso repertorio di Fabrizio De André l’unico che ha pieno diritto di farlo – e non solo perché insieme al catalogo del padre amministra anche le attività della fondazione che porta il suo nome – è Cristiano De André, il figlio oggi 61enne di Faber.
Il tutto in un paese che nel corso degli anni ha sicuramente ricordato più volte quanto De André sia stato estremamente significativo da un punto di vista narrativo artistico e poetico per la nostra cultura degli ultimi cinquant’anni.
Alcuni anni fa, anzi… molti… quando decise finalmente di cantare le canzoni del padre – era il 2009 – uscendo da una riservatezza anche eccessiva, Cristiano disse una fase molto acuta. Simile a quello che avrebbe potuto dire suo padre: “Ho deciso di cantare queste canzoni, con tutto il rispetto per tutti gli artisti che hanno proposto brani di mio padre prima di me su disco e sul palco, perché tutto sommato credo di averne diritto”. Punto.
Una coda che non voleva essere polemica, forse giusto un pochino ironica e sapida circa un repertorio che all’improvviso a forza di omaggi è sembrato più che altro essere stato saccheggiato.
Il tour, di passaggio pochi giorni fa da Villa Erba a Cernobbio e in programma questa sera al Lazzaretto di Bergamo – ore 21.30 – è un viaggio che non ha nulla di nostalgico ma che sicuramente smuoverà l’emozione di chi ha legato a dischi di Fabrizio De André la propria formazione musicale. Bello il modo in cui con il passare dei brani, durante i bis, lo show diventa festa: con il pubblico che si alza in piedi e crea un clima che a tratti sembra molto simile a quell’ultimo tour di Faber – era il 1997 – in cui il cantautore genovese portò a teatro Mi innamoravo di tutto. Un concerto meraviglioso.
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Su quello stesso palco – seminascosto dai suoi strumenti c’era anche Cristiano. Con Luvi, Luisa Vittoria, la figlia di Fabrizio e Dori Ghezzi, che il pubblico può ammirare in un video nel coro di Volta la Carta.
Fabrizio aveva un rapporto molto particolare con i figli. A chi scrive, durante quello stesso tour, poco prima del suo concerto al Carlo Felice di Genova (20 dicembre 197) disse… “Mi fanno incazzare ma sono anche molto orgoglioso di loro. Cristiano è un musicista incredibile. Luvi sa sempre come prendermi… è una delle persone che po’ farmi arrabbiare più di chiunque altra. Poi canta. E penso che non ci sia niente di più bello…”
Le prime immagini di Cristiano che suona con il padre si vedono in uno splendido video di Rimini, con il figlio dietro una dodici corde seminascosto dal padre
Quel tour fu una delle pochissime occasioni in cui Cristiano e Fabrizio dividono davvero molto, molto tempo insieme. Il tour estivo si concluderà tragicamente dopo un leggero malore a Roccella Jonica, il 13 agosto. Faber scopre di essere malato, tour sospeso. Morirà qualche mese dopo senza più salire sul palco con i figli.
Diplomato al conservatorio Niccolò Paganini di Genova, Cristiano De André ha lavorato insieme al padre mantenendo la propria identità fin dal suo primo approccio alla musica. Il suo primo progetto si chiamava Tempi Duri… “all’epoca volevo fare rock” diceva. E la band forte delle sue grandi qualità di musicista aveva un approccio che ricordava i Dire Straits. Poi arrivarono cose eccellenti – tra le quali Canzoni con il Naso Lungo, Scaramante e Sul confine e infine l’inevitabile, riflessivo e tardivo approccio al catalogo paterno.
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Il suo progetto De André canta De André, nato come un tour, si trasforma in qualcosa di più profondo e significativo. L’idea di reinterpretare le canzoni del padre diventa un’occasione di dialogo tra Cristiano e Fabrizio, tra padre e figlio, tra passato e presente.
Cristiano non si limita a replicare i brani del padre. Li reinterpreta con un’ottica nuova, a volte modernizzando gli arrangiamenti, altre volte esplorando nuove chiavi di lettura dei testi. E i classici tornano rispettosamente a vivere sotto una luce nuova. Al punto che il pubblico, dopo aver sentito chiunque cantare le canzoni di De André ammette il principio iniziale. Che se c’è uno che ha diritto di cantare le canzoni di Fabrizio De André questo è suo figlio Cristiano.
Musicista tra i più eclettici e preparati in Italia, non c’è strumento a corde che Cristiano non padroneggi, De André propone brani immortali riportando quelle atmosfere mediterranee tanto care al padre tra bouzouki, chitarre, mandolini, piano e violino. Ma soprattutto voce. Una voce distintiva che non è come quella del padre. Ma che a volte risuona quanto la sua.
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Il tutto senza un solo accenno alle molte cose estremamente buone che Cristiano ha prodotto di suo. Ma non è questa l’occasione. Ci saranno altri momenti…
Cristiano De André torna a proporre una scaletta interamente dedicata alle canzoni di Fabrizio e lo fa con una band stratosferica – Osvaldo di Dio alle chitarre, Davide Pezzin al basso, Luciano Luisi alle tastiere e Ivano Zanotti alla batteria – e una scelta di scaletta non banale. C’è molto di quello che la gente vuole riascoltare di Fabrizio, con un arrangiamento che solo chi ha condiviso il palco con Faber può pensare che sia adatto: e moltissimo di quello che Cristiano ha ritenuto che dovesse esserci.
Era dal 2019 che Cristiano non tornava in scena. Oggi, in occasione del venticinquesimo anniversario della scomparsa di suo padre, ripropone “le canzoni che amo, con un nuovo vestito”.
Molti i momenti, alcuni dei quali davvero brillanti, in cui Cristiano racconta episodi della vita sua e di suo padre. Ricordando il suo impegno sociale, oggi attualissimo, con un accorato appello alla fine della strage di Gaza.
Belle le parole molto semplici con cui si rivolge al pubblico… “a mio padre piaceva dire che per stare tutti meglio bastava che ognuno facesse il suo appena un pochino meglio…”
Entusiasmante il finale dello show di Cernobbio che si chiude in una struggente esecuzione di Canzone dell’amore perduto, subito dopo una rilettura intensissima di Crêuza de mä e de Il Pescatore.
* Mégu megún
* ‘Â çìmma
* Ho visto Nina volare
* Don Raffaè
* Se ti tagliassero a pezzetti
* Smisurata preghiera
* Verranno a chiederti del nostro amore
* Canzone del padre
* Nella mia ora di libertà
* Bocca di rosa
* Amico fragile
* La canzone di Marinella
* Disamistade
* Andrea
* La cattiva strada
* Un giudice
* Il testamento di Tito
* La collina
* Volta la carta
* Quello che non ho
* Fiume Sand Creek
Bis
* Crêuza de mä
* Il pescatore
* La canzone dell’amore perduto