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Cultura e Spettacolo

Corey Taylor, la voce degli Slipknot per una notte soltanto a Milano

Unica data italiana nel tour mondiale che riporta davanti al grande pubblico Corey Taylor, potentissima voce nel panorama del nu-metal

Molti lo riconoscono più con le sue maschere, molto inquietanti per la verità, che hanno caratterizzato gran parte della sua carriera insieme agli Slipknot.

Una delle maschere di Taylor quando si esibisce con gli Slipknot – Credits ANSA (milano.cityrumors.it)

La band nu-metal dell’Iowa ha da sempre improntato le sue esibizioni su una estrema teatralità che nei primi tempi imponeva a ogni componente della band di non mostrarsi in volto, persino di nascondere il proprio nome.

Corey Taylor e gli Slipknot

Gli Slipknot, quasi trent’anni di attività artistica dirompente, un seguito fedelissimo nel nostro paese dimostrato anche dal recente passaggio live della band in Italia, hanno alzato ulteriormente l’asticella dell’estremo nel rock e nel metal. Una band che ha mescolato trash, speed, industrial e techno fino a diventare qualcosa di non etichettabile. Ma riconoscibilissimo. Grazie proprio a maschere di gomma e al vezzo di chiamare ogni componente con numeri o nickname.

Un vezzo che di fronte a una popolarità diventata immensa ha lasciato spazio alla necessità di comunicare anche altro. Tra i nomi ufficiali degli Slipknot quello di Corey Taylor è uno di quelli che – una volta reso pubblico – diventato celebre prima di altri. Anche per via di una voce assolutamente inconfondibile, estremamente dinamica, potente, capace di sfumature drammatiche ma anche melodiche almeno quanto rabbiose.

Una vita sul palco

Corey Taylor incide con gli Slipknot dal 1997: sette album in tutto. Nemmeno tanti se si pensa all’immensa attività live della band le cui esibizioni sono considerate tra le più spettacolari in assoluto. Più che un gruppo un vero e proprio collettivo che nel corso degli anni è cambiato e si è modificato anche in considerazione di liti, discussioni e uscite di scena. Ma anche di alcuni drammi come la scomparsa del bassista Paul Gray (2010) e quella del batterista Joey Jordison, importantissimo nel condizionare il suono del gruppo.

Abbandonati non senza polemiche dagli Slipknot nel 2013, Jordison è deceduto tragicamente a soli 46 anni nel 2021 a causa di una grave malattia neurologica.

Circostanze tragiche che hanno in qualche modo segnato non solo la vita del collettivo ma anche l’attività personale e artistica di ognuno dei componenti della band, Corey Taylor in testa.

Una vita in bilico

Ottimo musicista, cinquant’anni compiuti a dicembre, Corey Taylor è uno di quei personaggi che meritano di essere raccontati. Abbandonato dal padre fin dalla nascita, cresciuto tra mille difficoltà e in grande disagio economico da una madre e una sorella maggiore, Taylor è partito dal gradino più basso. Un quartiere estremamente popolare è mal frequentato di Des Moines, Iowa .

Taylor, 50 anni, da quasi tremta voce degli Slipknot – Credits ANSA (milano.cityrumors.it)

A forgiare la sua passione musicale è la nonna materna che da una parte lo tira fuori dalle brutte compagne e da un massiccio uso di droga e dall’altra gli fa ascoltare i grandi classici del rock. Elvis Presley su tutti.

Droga, alcol e depressione

Si sposa giovanissimo e altrettanto giovane si misura con difficoltà indicibili. Beve fino quasi ad ammazzarsi, nella sua biografia si registra anche un tentato suicidio. Gli Slipknot nonostante i loro eccessi, tutto sommato, sono una via per raggiungere un certo equilibrio, mai definitivo. Taylor dirà spesso che pur nelle sue difficoltà la band è stata la strada verso un’affermazione di sé che diversamente non sarebbe stata possibile e che da valvola di sfogo a poco a poco la musica è diventata lavoro. E prima ancora, forse, terapia. Moltissimi testi di Taylor parlano della drammaticità di esistenze ai limiti nei quali si intuisce non solo profonda verità ma moltissima esperienza diretta.

Un’anima inquieta, spesso offuscata da molte ombre che non gli hanno impedito di registrare album indimenticabili sia con la sua prima band d’origine che con la sua seconda creatura, gli Stone Sour, altri sei dischi tra 2002 e 2017 meno duri e più vicini alla tradizione rock-blues americana.

Due gli album solisti: Il primo, CMFT, pubblicato in piena pandemia, il secondo – CMF2 – edito pochi mesi fa è attualmente oggetto di promozione con un tour che lo porta per la prima volta da solo e da headliner anche nel nostro paese.

Da tempo Taylor, sia sul palco che con alcune pubblicazioni molto apprezzate, racconta le sue difficoltà con le dipendenze e la depressione che di tanto in tanto è tornata a creargli non pochi problemi. Commoventi le sue dichiarazioni poco dopo il drammatico suicidio di Chris Cornell (Soundgarden e Audioslave) e Chester Bennington (Linkin Park), artisti e colleghi che conosceva molto bene.

Lo show di Milano

Qualche problema di salute dovuto a una banale influenza lo ha costretto a cancellare la sua data al Nova Rock Festival in Austria. Una conseguenza quasi inevitabile considerando il gran numero di concerti che dalla seconda metà dello scorso anno a oggi lo hanno costantemente tenuto impegnato. Torni poi sono stati pesantissimi anche in considerazione di un violento maltempo che lo ha costretto ad esibirsi all’aperto, nei Festival, sotto una pioggia battente con gran parte del pubblico costretto ad assistere ai suoi concerti nel fango.

I singoli estratti dai suoi ultimi due album sono andati benissimo, un paio hanno raggiunto i vertici della classifica rock americana. Liberarsi dal peso di dover sostenere l’esibizione di un gruppo complicato come gli Slipknot concentrandosi solo sulle proprie canzoni, forse, gli ha fatto bene.

Nelle sue ultime date, completamente recuperato dai problemi fisici austriaci, è sembrato disteso e sorridente, disponibile ed estremamente energico. Una scaletta di oltre un’ora e mezza che lo porta a toccare abbondantemente tutti i temi principali dei suoi dischi solisti ma che si appoggia anche ad alcuni classici sia degli Slipknot che degli Stone  Sour concedendo un paio di cover assolutamente non banali.

L’unica data italiana di Corey Taylor all’Alcatraz di Milano, martedì 25 giugno, sarà anticipata dai Siamese, band metal danese attiva ormai da tredici anni con sette album pubblicati, l’ultimo dei quali Elements è molto interessante, e che nel nostro paese si è vista davvero di rado.

Questa la scaletta dell’ultima data di Corey Taylor indoor

Post Traumatic Blues
Made of Scars (Stone Sour)
Black Eyes Blue
We Are the Rest
Song #3 (Stone Sour)
Beyond
Before I Forget (Slipknot)
SpongeBob SquarePants Theme (Painty the Pirate & Kids cover)
Snuff (Slipknot)
From Can to Can’t
Talk Sick
Home
Midnight
Through Glass (Stone Sour )
The Killing Moon (Echo & the Bunnymen cover)
30/30-150 (Stone Sour song)
Duality (Slipknot)

Stefano Benzi

Sono nato a Genova ma vivo da più di trent'anni a Milano dove da sempre mi occupo di informazione. Sono giornalista professionista dal 1988 con molte esperienze in TV. Ho diretto Eurosport, Sportitalia, lavorato per Sky, Antenna 3 Lombardia. Poi radio (RTL 102.5) e ho scritto per numerose agenzie, quotidiani e innumerevoli siti. Adoro il mio lavoro, continuo a studiarne evoluzione e sviluppi occupandomi di sport, spettacolo, cronaca italiana ed estera. La mia grande passione da sempre è la musica.