Chiara Ferragni nel baratro. Lo store a Milano in via Capelli è in chiusura: le vetrine deserte preannunciano l’addio allo spazio riservato.
Chiara Ferragni sempre più in caduta libera. L’imprenditrice digitale accusa l’ennesimo colpo gobbo della sua carriera: nel passato recente nulla va come dovrebbe. I guadagni sono a singhiozzo e le società restano a secco di introiti. La merce resta invenduta e cominciano anche a chiudere gli spazi. In precedenza gli store Ferragni erano i più ambiti. Adesso è cambiato tutto: un copione completamente diverso dopo lo scandalo pandoro.
I consumatori hanno cominciato a dubitare della credibilità della manager fino a far crollare le azioni del proprio business. Gli sponsor e i partner sono scappati. Gli aumenti di capitale sembrano non bastare a evitare una discesa annunciata da tempo. Tagli al personale, intorno alle società Ferragni, dopo l’addio dell’ex manager Damato e tante ricollocazioni.
Chiara Ferragni, store a Milano vuoto: l’imprenditrice vede crollare il brand
Il problema, fra le altre cose, sono anche gli ex lavoratori degli store che ora fanno fatica a trovare lavoro poiché il nome Ferragni nel CV è diventato un boomerang. Prima era un’ottima referenza, ora è un’arma a doppio taglio. Spesso controproducente. Allora non resta altro da fare che aspettare la fine della tempesta, ma sembra volerci più del previsto.
Intanto chiude anche lo store di Milano. Quasi sgombera la struttura di via Capelli. Quella che collega Corso Como con piazza Gae Aulenti. Una vera e propria istituzione fino a qualche anno fa. Ora tutto resta nei ricordi. Presto finirà nel dimenticatoio. Almeno burocraticamente. Ci sono già altri investitori pronti a prelevare quell’edificio.
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Il marchio Ferragni sta scomparendo e l’oblio – per così dire – comincia proprio da Milano. Dove è partito tutto. Quasi come una metafora circolare: dalle stelle alle stalle, con un lieto fine che tarda ad arrivare. La donna, attualmente, è in vacanza in Grecia con la famiglia. La fine dell’estate, tuttavia, per Ferragni sarà più amara del solito. I primi freddi potrebbero congelare anche la sostenibilità di determinati capitali. Oltre alle relative attività.
