Immagini cruente quelle del video che mostrano le torture e i pestaggi ai giovani detenuti del carcere minorile Beccaria di Milano
C’è un video in cui viene mostrato un pestaggio ai danni di un detenuto del carcere minorile Beccaria di Milano. Immagini violente che non lasciano spazio a fraintendimenti: quello che avveniva all’interno della struttura carceraria è palese; è tutto registrato nero su bianco in diverse sequenze video. Tutto emerge da un’annotazione del Nucleo investigativo regionale della Polizia penitenziaria, datata 15 marzo ma riferita al pestaggio dell’8 marzo.
Il video è agli atti dell’inchiesta della Procura di Milano su presunte torture e maltrattamenti nel carcere minorile Beccaria, che ha portato in manette 13 agenti e sospeso altri 8 poliziotti. A testimoniare e a incastrare i 21 agenti di polizia penitenziaria è un ex detenuto di 17 anni: “Quel giorno, (8 marzo ndr) il 15enne sarebbe stato condotto fuori dalla cella da quattro agenti e poi trascinato per le scale, lo tiravano da un braccio sanguinante”.
Il video della tortura dell’8 marzo
Secondo le imputazioni, quel 8 marzo in quattro hanno preso il ragazzino di 15 anni, trascinandolo su per le scale del carcere Beccaria da un braccio sanguinante. Poi due degli agenti, lo avrebbero spinto “contro il muro e colpito ripetutamente alla testa e al torace fino a farlo cadere a terra”. Quando il detenuto era a terra, un’agente lo avrebbe ancora colpito con “numerosi calci”.
Questo è quello che scaturisce dalle immagini video analizzate e messe agli atti dell’inchiesta depositata dal procuratore aggiunto Letizia Mannella e dei pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena e condotta anche della Squadra mobile, dove vengono ricostruite tutte le fasi delle presunte violenze. Nell’atto si legge che i quattro agenti, in quei momenti, vestivano “abiti civili”.
La testimonianza dell’ex detenuto 17enne
A incastrare gli agenti è un ex detenuto del carcere Beccaria di Milano di 17 anni. Il giovane ha effettuato il riconoscimento di uno dei 7 agenti della penitenziaria che lo avrebbero malmenato il 18 novembre del 2022. Come riporta anche MilanoToday, il minore avrebbe confermato agli inquirenti:
“Lo conosco. Ha partecipato all’aggressione, aveva dei guanti neri e mi tirava gli schiaffi in faccia, ma non li sentivo perché gli altri mi tiravano colpi ovunque, nei giorni successivi mi ha chiesto scusa, ha provato ad aggredirmi anche altre volte ma non ci è riuscito”. Davanti ai pm, nel corso del verbale depositato il 20 marzo scorso, il testimone avrebbe individuato gli agenti incriminati attraverso il riconoscimento fotografico. Di alcuni di loro il 17enne dice “questa è una brava persona”.
Di un altro, precisa: “Ha preso due o tre volte a schiaffi dei ragazzi egiziani che dovevano stare solo un mese. Ho sentito il rumore degli schiaffi”. Inoltre, il giovane mette a verbale che riferì del pestaggio subito alla psicologa, una delle prime a segnalare le violenze e alla madre. Nel frattempo, le indagini si concentrano, oltre che sulle 8 vittime accertate, anche su altre presunte violenze. Saranno ascoltati una decina di altri giovani detenuti. L’attività investigativa si concentra anche sulle sospette omissioni di soccorso e coperture di personale sanitario, educativo e dei vertici della struttura, tanto che sono indagate anche le due ex direttrici.
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Il racconto dei cappellani del Beccaria
Nel frattempo sono stati ascoltati dagli inquirenti anche don Gino Rigoldi, al servizio dei ragazzi del carcere minorile Beccaria per 50 anni nonché l’attuale cappellano della struttura carceraria, don Claudio Burgio. Nelle testimonianze esce fuori la reticenza dei giovani detenuti a raccontare le violenze subite e il silenzio dei ragazzini su quanto accadeva, molto probabilmente per paura di gravi ripercussioni.
Ci vorranno ancora una decina di giorni per ascoltare tutti i ragazzi che, in qualche modo, potrebbero aver visto o subito violenze all’interno delle sbarre del Beccaria. Ma anche medici ed educatori che hanno avuto modo di stare accanto alle giovani vittime. Infine, oggi, martedì 30 aprile, si concluderanno gli interrogatori degli altri quattro agenti sospesi.